Page 1230 - Shakespeare - Vol. 4
P. 1230
un tuo sospiro di misericordia, Teseo; per me 80
il morire sarà come per te pronunciar la sentenza,
non ne sarò più scosso. Ma poiché costui mi chiama traditore,
lascia ch’io dica almeno questo: se c’è tradimento nell’amore,
nella devozione a una bellezza sì eccelsa,
come io l’amo sopra ogni cosa, e in fedeltà di lei morirò,
come ho rischiato qui la vita a confermarlo,
come l’ho servita in virtù e dovozione,
come non esiterò a uccidere questo cugino che lo nega,
chiamatemi allora perfido traditore, e mi farete contento.
Quanto a sprezzare la tua legge, Duca, chiedi a quella signora
perché è tanto bella, e perché i suoi occhi mi comandano
di stare qui ad amarla; e se lei mi chiama “traditore”,
sono uno scellerato degno di restare insepolto.
PALAMONE
Sarai pietoso verso entrambi, o Teseo,
se né l’uno né l’altro vorrai risparmiare. Chiudi,
giusto come tu sei, il tuo nobile orecchio avverso a noi;
per il tuo valore, per l’anima di tuo cugino, 81
le cui dodici tremende fatiche ne incoronano la memoria,
concedici di morire insieme, nello stesso momento, Duca;
solo che lui cada un istante prima di me,
sì ch’io possa dire alla mia anima che lei non sarà sua.
TESEO
Accolgo la vostra supplica, perché, a dire il vero, vostro cugino
è dieci volte più colpevole, dato che io gli dimostrai
più clemenza di quanta voi ne trovaste, signore, non essendo
le vostre colpe maggiori delle sue. Nessuno qui parli per loro;
prima che il sole tramonti, entrambi dormiranno per sempre.
IPPOLITA
Ahimè che sventura! Ora o mai più, sorella,
parlate per non esser rifiutata; il vostro viso
altrimenti sopporterà le maledizioni dei secoli futuri
per questi due cugini perduti.