Page 119 - Shakespeare - Vol. 2
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del vostro galletto nazionale,          183  scambiato per la voce
               d’un inglese in armi, quella mano vittoriosa
               che tanto tormento vi diede in casa vostra,
               la potrete mai credere debole qui? No certo;

               sappiate che il valoroso monarca è in armi
               e come un’aquila s’alza in grandi cerchi nell’aria
               per calare poi di colpo su chi infastidisce il suo nido.
               E voi, degeneri e ingrati ribelli, voi, Neroni insanguinati,

               che squarciate il ventre della vostra cara madre Inghilterra,                   184
               arrossite per la vergogna, perché le vostre mogli,
               le vostre pallide figlie, simili ad amazzoni,
               seguono con passo agile i tamburi

               trasformando i ditali in guanti di ferro, gli aghi in lance,
               la dolcezza dei loro cuori in feroce sete di sangue.



              LUIGI
               Poni fine alle tue smargiassate,           185  e porta via la tua faccia in pace:
               ammettiamo che tra noi due sai far la voce più grossa;

               addio. Stimiamo il nostro tempo troppo prezioso
               per sprecarlo con un simile chiacchierone.



              PANDOLFO
               Consentitemi di parlare.



              BASTARDO
                               No, parlerò io.



              LUIGI
               Non ascolterò nessuno dei due.
               Battete i tamburi e fate che la voce della guerra

               proclami il nostro diritto e la nostra presenza.



              BASTARDO
               In verità i vostri tamburi, battuti, grideranno,
               e griderete anche voi, una volta battuto.
               Pròvati solo a dar inizio all’eco

               col fragore del tuo tamburo e subito un tamburo qui vicino
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