Page 1130 - Shakespeare - Vol. 2
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portavano all’Arcivescovo fece sì che essi approvassero di più la causa, poiché
il peso della sua età, l’integrità della sua vita e l’incomparabile scienza
insieme all’aspetto venerabile della sua amabile persona spingevano tutti gli
uomini ad averne stima non piccola.
Il Re, informato di queste cose, con l’intento di prevenirle, abbandonò la sua
spedizione nel Galles e marciò con ogni velocità verso le parti del nord. Anche
Ralph Neville, Conte di Westmoreland, che non era lontano, insieme al
principe John di Lancaster, figlio del Re, essendo informati di questa
ribellione, riunirono le forze che poterono e insieme a quelli che avevano
l’incarico di accompagnare il suddetto Lord John per difendere il confine
contro gli scozzesi (come Lord Henry Fitzhugh, Lord Ralph Evers, Lord Robert
Umfreville e altri) mossero contro i ribelli, e giungendo in una piana nella
foresta di Gaultree, ordinarono che i loro stendardi fossero piantati nello
stesso modo che l’Arcivescovo aveva fatto piantare i suoi, contro questi,
poiché (come scrivono alcuni) i ribelli contavano non meno di ventimila
uomini.
Quando il Conte di Westmoreland vide la forza degli avversari, e che essi si
erano fermati e non cercavano di venirgli contro, sottilmente escogitò come
reprimerne gli intenti e subito inviò messaggeri all’Arcivescovo per
comprendere la causa (contraria alla pace del Re) che essi così venivano in
armi. L’Arcivescovo rispose che non prendeva nessuna iniziativa contro la
pace del Re [IV, ii, 29, 31], ma che tutto quel che faceva tendeva piuttosto a
favorire la pace e tranquillità dello stato. E se lui e i suoi erano in armi ciò era
per il timore del Re, al quale egli non poteva avere libero accesso a causa
della moltitudine di adulatori che lo circondavano. E pertanto egli affermava
che il suo scopo era buono e utile, tanto per il Re quanto per il regno, se gli
uomini erano disposti a comprendere la verità. E qui egli mostrò un rotolo in
cui erano scritti gli articoli di cui avete udito sopra. I messaggeri, tornando
dal Conte di Westmoreland, gli riferirono quel che avevano udito e portato
dall’Arcivescovo. Quando egli ebbe letto gli articoli, mostrò esternamente con
le parole e l’aspetto che approvava l’intento e scopo santo e virtuoso
dell’Arcivescovo, promettendo che egli e i suoi si sarebbero adoperati per
aiutare in tali faccende l’Arcivescovo, il quale, di ciò rallegrandosi, diede
credito al Conte e persuase il Lord Cerimoniere (contro la sua volontà) ad
andare con lui in un luogo prescelto perché discutessero insieme. Qui, quando
si furono incontrati con numeri eguali da entrambe le parti, gli articoli furono
letti e, senza altri indugi, il Conte di Westmoreland e quelli con lui promisero
di fare del loro meglio perché si avessero dei rimedi secondo quegli stessi