Page 46 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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Data l’impostazione di Pforta e la facoltà che aveva
chiacchierate al caffè: «Lui, che aveva sempre davanti
agli occhi i principi politici di suo padre, lui che a volte scelto, Nietzsche sapeva poco o nulla anche di scienza.
teneva conferenze ad associazioni operaie, voleva a ogni Ma qui cercò, negli anni, di recuperare rendendosi con-
costo che nello sfondo ci fossero sempre fini politici, to che delle conoscenze scientifiche gli erano indispen-
mentre io propugnavo, secondo la mia natura, la disin- sabili anche per fare filosofia. Ovviamente rimase sem-
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teressata finalità della scienza» . Nel 1874, a trent’anni, pre un dilettante, inoltre gli vennero ben presto dei
scriverà all’amica Malwida von Meysenbug: «Fortunata- dubbi sulla scienza applicata, se nei suoi appunti scrive:
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mente mi manca ogni ambizione politica e sociale» . «La nostra scienza procede verso la morte nel persegui-
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A Nietzsche non interessava la politica né, tanto me- re la conoscenza» e anche: «Fine della scienza è la
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no, i suoi estenuanti maneggi, non è attratto dal “qui e distruzione del mondo» . Parole probabilmente incom-
ora” ma dalle strutture interiori, profonde, universali, prensibili, assurde, quando furono pronunciate, oggi
eterne dell’umano. Per questo è ancora attualissimo e possiamo dire che Nietzsche non aveva tutti i torti.
Karl Marx molto meno. Però, a dispetto di tutto, fra i Come è stupefacente che si debbano a questo dilettante
due ci sono anche delle affinità. Entrambi antimetafisici, alcune fulminanti intuizioni che anticipano le teorie di
antikantiani, antiborghesi (ma borghesissimi nella vita), Einstein sulla relatività e i quanta e, con l’“eterno ritor-
vogliono capovolgere il concetto stesso di filosofia, «ri- no”, l’ipotesi del Big Bang.
mettendola sui piedi» per usare un’espressione di Marx, Quando si era trasferito a Lipsia Nietzsche aveva
farne una prassi che per Marx è collettiva e sociale, per pensato, in combutta con Elisabeth, smaniosa di uscire
Nietzsche individuale. Per Nietzsche il filosofo non può dall’ambiente angusto di Naumburg, di portarvi, alme-
limitarsi alla speculazione e alla contemplazione, deve no per un anno, la madre e la sorella per avere quel
soffrire la propria filosofia, viverla fino alle estreme con- calore familiare che a Bonn gli era mancato. Fu proprio
seguenze: «Io stimo tanto più un filosofo quanto più egli Franziska a far fallire il progetto perché riteneva che
è in grado di dare un esempio... Ma l’esempio deve es- quel ragazzo troppo chiuso e timido avesse bisogno di
sere dato con la vita visibile e non semplicemente con scozzonarsi, almeno un po’, da solo.
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dei libri» . Questa la teoria, nella realtà le cose non an- A Lipsia Nietzsche conduceva la vita dello studente
darono così. Nietzsche non adegua la sua vita al proprio abbastanza agiato, sia perché qualche soldo in più dove-
pensiero ma, al contrario, il suo pensiero è una conse- va essere entrato in casa, sia perché la madre non rifiu-
guenza della sua vita sofferente. È perché soffre ed è tava quasi nulla a quel figlio che cominciava a dare delle
malato che Nietzsche diventa filosofo ed elabora quella belle soddisfazioni. Si alzava molto presto, alle sei –
filosofia. Non soffre perché è filosofo, è filosofo perché abitudine contratta a Pforta e che conserverà per tutta
soffre. E di questa sofferenza, di questo vivere “eroico e la vita – e studiava l’intera mattina o si dedicava a qual-
ascetico”, farebbe volentieri a meno se appena gli fosse che lavoro destinato alle riviste filologiche. A mezzo-
possibile. È tipico di Nietzsche far apparire come scelta, giorno andava a mangiare con gli amici da Mahn, un
convincendosene egli stesso, ciò che è una costrizione. ristorante nei pressi dell’Altes Theater. Dopo pranzo si
Filosoficamente tradurrà questa sua strategia nella for- trasferiva, sempre con gli amici, al caffè Kintschy che
mula di un universale amor fati, un “dir di sì” alla vita prediligeva perché era frequentato bene ed era vietato
anche nelle sue espressioni più dolorose e tragiche. fumare. Qui leggeva i giornali (il preferito era il «Tage-
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