Page 330 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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momento  utile  prima  che  l’amico  fosse  ricoverato  di
                   lenni  accoglienze  per  lui  e  Nietzsche  si  alzò,  si  vestì  e
 forza in un manicomio italiano, eventualità che i tede-  contò allora che alla stazione si stavano preparando so-
 schi,  che  a  quell’epoca  consideravano  l’Italia  un  Paese  seguì  gli  altri  due,  non  senza  però  aver  prima  preteso
 che  oggi  diremmo  da  Terzo  Mondo,  temevano  più  di  che Davide Fino gli regalasse la sua papalina, la berretta
 ogni altra cosa.  da notte, che si mise trionfalmente in testa e che nessu-
 In qualche modo la notte fra l’8 e il 9 gennaio passò.  no riuscì più a togliergli per tutto il viaggio. Alla stazio-
 Nel frattempo Overbeck si era procurato un accompa-  ne  si  mise  a  rincorrere  la  gente  con  alte  grida:  voleva
 gnatore per il viaggio di ritorno a Basilea, come gli aveva  abbracciare  tutti.  Overbeck  sudava  freddo,  Bettmann
 consigliato, anzi imposto, il professor Wille. Era un cer-  spiegò a Nietzsche che quel comportamento era disdice-
 to Leopold Bettmann, un tedesco che viveva da tempo  vole  per  una  persona  importante  come  lui  e  il  malato
 in Italia, al quale era stato indirizzato dal consolato ger-  divenne docile e si lasciò condurre sulla carrozza.
 manico. Bettmann si spacciò per medico, anzi per psi-  Finalmente alle due e venti del pomeriggio il treno si
 chiatra, e si vantava con Overbeck di aver già trasporta-  mosse. Bettmann si era messo una finta dentiera, che gli
 to  molte  altre  volte  degli  alienati,  soprattutto,  chissà  dava un aspetto terrificante, da Dracula, per scoraggiare
 perché, a Parigi. In realtà era solo un dentista, un ciar-  altri passeggeri ad entrare nel loro scompartimento e i
 latano che millantava di essersi laureato in tre università,  tre poterono viaggiare da soli. Momenti di tensione, con
 Bologna, Parigi e Filadelfia, prometteva nelle sue recla-  schiamazzi  e  grida,  ci  furono  alla  stazione  di  Novara
 me  (allora  si  chiamavano  così)  di  eseguire  «qualunque  dove  il  treno  fece  una  sosta  di  tre  ore.  Ma  Bettmann
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 operazione, anche la più difficile, senza dolore»  e di-  riuscì a metterci una pezza. Per il resto Nietzsche, imbe-
 ceva  di  aver  inventato  una  miracolosa  “acqua  Bett-  suito dai sonniferi, fece il viaggio in uno stato di semin-
 mann” buona per tutti gli usi. Dalla tragedia di Nietz-  coscienza. Però in piena notte, mentre il treno era all’al-
 sche era stato attirato dalla prospettiva di cavarci fuori  tezza del Gottardo, si riscosse improvvisamente e si mise
 un po’ di quattrini. Come in effetti avvenne, perché si  a  cantare,  con  voce  malinconica  e  dolce,  quella  che  è
 fece pagare il servizio 200 franchi, somma notevole per  forse la sua più bella poesia, la «Canzone del gondolie-
 i tempi, più le spese che furono cospicue perché Bett-  re», inserita in Ecce homo:
 mann una volta arrivato a Basilea si spaparanzò per un
 paio di giorni allo Schweizerhof, l’albergo più caro della  Stavo sul ponte
 città,  con  grande  irritazione  di  Overbeck  che  doveva  ora nella notte bruna.
 pagare il conto con i soldi di Nietzsche, di cui era sem-  Di lontano veniva un canto:
 pre stato l’oculato amministratore.  gocce d’oro sgorgavano
 Tuttavia  il  tipo  si  rivelò  utilissimo,  entrando  subito  perse sulla distesa tremante.
 nella psicologia del malato molto più di quanto avesse  Gondole, luci, musica –
 saputo fare Overbeck, che cercava di ammansirlo con i  ebbre fluivano nel crepuscolo.
 gelati di cui era sempre stato ghiotto e al quale Nietz-
 sche disubbidiva con le impuntature di un bambino.  La mia anima, una corda
 La mattina del 9 Nietzsche non voleva assolutamente  toccata dall’invisibile,
 saperne di alzarsi dal letto e vestirsi. Bettmann gli rac-  a sé cantava in segreto




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