Page 285 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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anche parecchio tempo. Quando ebbe in mano il volu-
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                   metto, convenientemente rilegato, lo inviò, con lettere di             Preti 1263, vicinissima a San Marco. Alla fine di ottobre,
                   accompagnamento,  a  tutti  i  direttori  d’orchestra  che             sche considerava gravi pericoli, come la fermata del tre-
                   conosceva, Hermann Levi, Felix Mottl, Carl Riedl, Al-                  no per qualche decina di minuti in una galleria tra Mi-
                   fred  Volkland  e,  attraverso  Widemann,  a  Johannes                 lano  e  Genova,  e  che  gli  causò  il  consueto  attacco  di
                   Brahms. Non pago dei precedenti lo fece avere anche ad                 emicrania, era di nuovo a Nizza, alla Pension de Genève.
                   Hans von Bülow, con questo biglietto: «Ci fu un tempo                  Sarà l’ultima volta, ma lui non può saperlo. Lavora in-
                   in cui Lei espresse per un mio pezzo di musica la più                  tensamente alla Trasvalutazione di tutti i valori, “l’opera
                   giustificata  delle  condanne  a  morte.  E  nonostante  ciò           fondamentale”,  ma  poi  vi  rinuncia  e  intitola  il  libro
                   oso  inviarLe  ancora  qualcosa,  un  Inno  alla  vita...  Un          L’Anticristo  lasciando  agli  esegeti  e  ai  biografi  l’eterno
                   giorno,  in  qualche  futuro  prossimo  o  lontano,  dovrà             dubbio se si tratti di un libro a sé o della prima parte di
                   essere  cantato  in  memoria  di  un  filosofo  che  non  ha           quella “summa” da lui sempre vagheggiata e mai portata
                   avuto un presente e che in realtà non voleva nemmeno                   a termine.
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                   averne uno» . L’Inno alla vita, Nietzsche cosciente, non                 Scrive una lettera a Overbeck in cui fa un bilancio
                   fu mai eseguito.                                                       degli ultimi, tormentatissimi, anni della sua vita e dice:
                      Sul finire dell’estate venne a trovarlo, accompagnato               «Mi sembra che per me si concluda come un’epoca; uno
                   dalla giovanissima moglie, il vecchio amico Paul Deus-                 sguardo retrospettivo è più che appropriato. Dieci anni
                   sen, che si era affermato come uno dei maggiori studiosi               di malattia, più di dieci anni, e non semplicemente di una
                   della  cultura  indiana.  Non  si  vedevano  da  quattordici           malattia per cui esistono medici e medicine. C’è qualcu-
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                   anni. Deussen notò nel comportamento dell’amico «un                    no che sappia che cosa mi abbia fatto ammalare?» .
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                   riguardo e una premura eccessivi»  e si sorprese che, al                 Le  sofferenze,  le  emicranie,  i  vomiti  e  tutti  gli  altri
                   momento  del  commiato,  avesse  le  lacrime  agli  occhi,             malesseri non hanno però minimamente inciso sul suo
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                   «cosa che non avevo mai visto in lui» . Era anche que-                 aspetto  esteriore.  Anzi,  come  tutte  le  persone  che  da
                   sto  un  segno  della  crescente  fragilità  psicologica  di           giovani sembrano più vecchie della loro età, ora che è
                   Nietzsche perché Deussen era stato una delle pochissi-                 un  uomo  maturo  sembra  più  giovane  dei  suoi  anni.
                   me persone, forse l’unica, con cui aveva sempre tenuto                 Helen Zimmern, che lo frequentò fino al 1886, osserva:
                   un atteggiamento di superiorità.                                       «Dava l’impressione di un uomo sanissimo nei suoi anni
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                      Alla  notizia  della  morte  prematura  e  drammatica  di           migliori» .  Julius  Kaftan,  un  teologo  che  aveva  cono-
                   Heinrich  von  Stein  ha  invece  una  reazione  da  vecchia           sciuto  Nietzsche  fin  dai  tempi  di  Basilea,  pranzando
                   beghina ipocrita: «Perché non sono stato chiamato io al                spesso con lui e Overbeck, e che nell’estate del 1888, a
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                   suo  posto?»  scrive  a  Overbeck .  È  vero  che  da  una             Sils-Maria, trascorse moltissimo tempo con lui facendo
                   decina d’anni annunciava agli amici, un giorno sì e uno                lunghissime  passeggiate  in  cui  parlavano  di  Dio,  della
                   no, il desiderio di morire e la voglia di farla finita, ma             religione,  dell’ateismo,  ma  anche  di  ricette  di  cucina,
                   nessuno, a cominciare da lui, ci aveva mai creduto.                    testimonia: «Durante tutto quel tempo non ho mai tro-
                      Il  19  settembre  Nietzsche  lasciò  Sils  e  si  fermò  un        vato in lui la minima traccia di un principio di malattia
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                   mese a Venezia in compagnia di Gast, non da lui però                   mentale» . Nulla faceva pensare che la catastrofe fosse
                   ma in una camera che aveva preso in affitto in calle dei               vicinissima.




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