Page 289 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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NELL’OCCHIO DEL CICLONE
«Ma Torino!... Questa è veramente la città di cui
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posso aver bisogno adesso!» ; «Torino... Una scoperta
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magnifica... il primo luogo dove io sono possibile!» ;
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«Ecco una città secondo il mio cuore. Anzi la sola» .
Con queste espressioni esaltate Nietzsche ai primi di
aprile del 1888 annuncia ai pochi amici di aver scoperto
Torino. Gliel’aveva consigliata Peter Gast. Di Torino gli
piace tutto, l’aria, la luce, i portici, il lastricato, i caffè,
le trattorie a buon mercato, il cibo, l’educazione e la
cortesia degli abitanti, l’aspetto austero e aristocratico.
Non era solo il suo solito entusiasmo per un luogo la
prima volta che ci metteva piede, Torino aveva effettiva-
mente alcune caratteristiche adatte a un uomo che qual-
che mese prima aveva confessato a Georg Brandes: «Io
sono cieco per tre quarti» : la luce radente e l’aria lim-
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pida che rendevano un po’ meno opaca la sua vista, i
lunghi viali che puntavano verso le montagne dirigendo
lo sguardo all’infinito senza costringerlo a una proble-
matica messa a fuoco, strade ottimamente lastricate e
senza buche, ideali per un piede incerto. Inoltre, a dif-
ferenza di Genova e di Nizza, città portuali, trovava qui
delle persone civili, di stampo europeo, che non cerca-
vano di truffarlo a ogni passo, cosa che con Nietzsche,
menomato e ingenuo, era un gioco da ragazzi. «Finora
nessuno mi ha imbrogliato» riferisce tutto contento a
Gast .
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