Page 286 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
P. 286

anche parecchio tempo. Quando ebbe in mano il volu-
                   dopo un viaggio spossante insidiato da quelli che Nietz-
 metto, convenientemente rilegato, lo inviò, con lettere di  Preti 1263, vicinissima a San Marco. Alla fine di ottobre,
 accompagnamento,  a  tutti  i  direttori  d’orchestra  che  sche considerava gravi pericoli, come la fermata del tre-
 conosceva, Hermann Levi, Felix Mottl, Carl Riedl, Al-  no per qualche decina di minuti in una galleria tra Mi-
 fred  Volkland  e,  attraverso  Widemann,  a  Johannes  lano  e  Genova,  e  che  gli  causò  il  consueto  attacco  di
 Brahms. Non pago dei precedenti lo fece avere anche ad  emicrania, era di nuovo a Nizza, alla Pension de Genève.
 Hans von Bülow, con questo biglietto: «Ci fu un tempo  Sarà l’ultima volta, ma lui non può saperlo. Lavora in-
 in cui Lei espresse per un mio pezzo di musica la più  tensamente alla Trasvalutazione di tutti i valori, “l’opera
 giustificata  delle  condanne  a  morte.  E  nonostante  ciò  fondamentale”,  ma  poi  vi  rinuncia  e  intitola  il  libro
 oso  inviarLe  ancora  qualcosa,  un  Inno  alla  vita...  Un  L’Anticristo  lasciando  agli  esegeti  e  ai  biografi  l’eterno
 giorno,  in  qualche  futuro  prossimo  o  lontano,  dovrà  dubbio se si tratti di un libro a sé o della prima parte di
 essere  cantato  in  memoria  di  un  filosofo  che  non  ha  quella “summa” da lui sempre vagheggiata e mai portata
 avuto un presente e che in realtà non voleva nemmeno  a termine.
 55
 averne uno» . L’Inno alla vita, Nietzsche cosciente, non  Scrive una lettera a Overbeck in cui fa un bilancio
 fu mai eseguito.  degli ultimi, tormentatissimi, anni della sua vita e dice:
 Sul finire dell’estate venne a trovarlo, accompagnato  «Mi sembra che per me si concluda come un’epoca; uno
 dalla giovanissima moglie, il vecchio amico Paul Deus-  sguardo retrospettivo è più che appropriato. Dieci anni
 sen, che si era affermato come uno dei maggiori studiosi  di malattia, più di dieci anni, e non semplicemente di una
 della  cultura  indiana.  Non  si  vedevano  da  quattordici  malattia per cui esistono medici e medicine. C’è qualcu-
                                                                 59
 anni. Deussen notò nel comportamento dell’amico «un  no che sappia che cosa mi abbia fatto ammalare?» .
 56
 riguardo e una premura eccessivi»  e si sorprese che, al  Le  sofferenze,  le  emicranie,  i  vomiti  e  tutti  gli  altri
 momento  del  commiato,  avesse  le  lacrime  agli  occhi,  malesseri non hanno però minimamente inciso sul suo
 57
 «cosa che non avevo mai visto in lui» . Era anche que-  aspetto  esteriore.  Anzi,  come  tutte  le  persone  che  da
 sto  un  segno  della  crescente  fragilità  psicologica  di  giovani sembrano più vecchie della loro età, ora che è
 Nietzsche perché Deussen era stato una delle pochissi-  un  uomo  maturo  sembra  più  giovane  dei  suoi  anni.
 me persone, forse l’unica, con cui aveva sempre tenuto  Helen Zimmern, che lo frequentò fino al 1886, osserva:
 un atteggiamento di superiorità.  «Dava l’impressione di un uomo sanissimo nei suoi anni
                            60
 Alla  notizia  della  morte  prematura  e  drammatica  di  migliori» .  Julius  Kaftan,  un  teologo  che  aveva  cono-
 Heinrich  von  Stein  ha  invece  una  reazione  da  vecchia  sciuto  Nietzsche  fin  dai  tempi  di  Basilea,  pranzando
 beghina ipocrita: «Perché non sono stato chiamato io al  spesso con lui e Overbeck, e che nell’estate del 1888, a
 58
 suo  posto?»  scrive  a  Overbeck .  È  vero  che  da  una  Sils-Maria, trascorse moltissimo tempo con lui facendo
 decina d’anni annunciava agli amici, un giorno sì e uno  lunghissime  passeggiate  in  cui  parlavano  di  Dio,  della
 no, il desiderio di morire e la voglia di farla finita, ma  religione,  dell’ateismo,  ma  anche  di  ricette  di  cucina,
 nessuno, a cominciare da lui, ci aveva mai creduto.  testimonia: «Durante tutto quel tempo non ho mai tro-
 Il  19  settembre  Nietzsche  lasciò  Sils  e  si  fermò  un  vato in lui la minima traccia di un principio di malattia
                            61
 mese a Venezia in compagnia di Gast, non da lui però  mentale» . Nulla faceva pensare che la catastrofe fosse
 ma in una camera che aveva preso in affitto in calle dei  vicinissima.




 296                                       297





           0040.testo.indd   297                                    30-11-2009   12:15:29
   281   282   283   284   285   286   287   288   289   290   291