Page 268 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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a  mezzogiorno  andava  a  prendere  i  pasti  al  modesto
                   fare, a Nizza era dovuto al fatto che la notte era per lui
 albergo Alpenrose, una mezz’ora prima degli altri perché  questo era comprensibile a Sils dove non c’era nulla da
 detestava la table d’hôte, la sua confusione, le conversa-  impraticabile, mezzo cieco com’era. Nella casa di Sils lo
 zioni  inutili  e  preferiva  mangiare  da  solo  ordinando  sentivano camminare su e giù, per ore fino a notte inol-
 quasi  sempre  lo  stesso  menu:  bistecca  al  sangue  con  trata parlando a voce alta ed è molto probabile che lo
 piselli o spinaci, una grande omelette con marmellata di  stesso facesse a Nizza. Spesso si svegliava di soprassalto
 mele, il tutto innaffiato da un bicchiere di birra cui finì  a notte fonda perché era stato illuminato da un’idea che
 per rinunciare perché abolì totalmente gli alcolici e ogni  annotava su un taccuino che teneva accanto al letto.
 tipo di eccitante («un bicchiere di vino o birra è più che  La scansione della giornata a Nizza era più o meno la
 sufficiente  a  fare  della  mia  vita  una  valle  di  lacrime»  stessa, con qualche piccola variante. Qui mangiava alla
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 scrive  in  Ecce  homo) .  Di  pomeriggio  faceva  lunghe  table d’hôte dato che non poteva fare diversamente per-
 passeggiate, armato d’un bastone e del suo inseparabile  ché era a pensione, e la sera dopo cena se ne stava per
 parasole grigio e bianco, di cotone, foderato di blu e di  un  paio  d’ore  nel  salone  dell’albergo,  seduto  sempre
 verde. I tragitti erano sempre gli stessi, perché potesse  sulla stessa poltrona, scelta perché era posta sotto una
 avventurarvisi con una certa sicurezza: la val di Fex, il  grande lampada munita di abat-jour, e leggeva il «Jour-
 cui sentiero cominciava proprio dietro casa sua, la peni-  nal de debats», il suo quotidiano preferito che si faceva
 sola  di  Chastè,  il  lago  di  Silvaplana.  Alle  volte,  sulla  arrivare  anche  a  Sils.  A  Nizza  passeggiava  un’ora  la
 strada del lago, si fermava a chiacchierare con un prete,  mattina e tre al pomeriggio, sempre sullo stesso percor-
 fervente hegeliano, oppure entrava in una casa di conta-  so  perché  non  c’erano  alternative  a  meno  che  non  si
 dini dove facevano della polenta buonissima che mangia-  inerpicasse  nell’entroterra,  verso  Èze,  cosa  che  faceva
 va sul posto, le fette che avanzavano le faceva incartare  raramente e solo in compagnia. Qualche volta la sera, e
 e se le metteva in tasca per finirle la sera. Quando rien-  sempre  con  qualcuno,  si  faceva  portare  a  Montecarlo,
 trava lavorava ancora per un paio d’ore. A volte faceva  non al Casinò ma a sentire un concerto. A Nizza i suoi
 passeggiate più lunghe e allora si portava dietro le prov-  contatti  sociali  erano  ancor  più  ridotti  all’osso,  anche
 viste e qualche libro che metteva in uno zainetto o in una  perché la Pension de Genève era frequentata soprattutto
 borsa  di  cuoio  che  portava  a  tracolla.  Durante  queste  da inglesi che parlavano, come usano, solo la loro lingua
 passeggiate  parlava  spesso  fra  sé  e  sé,  a  voce  alta,  per  che Nietzsche non conosceva.
 fissare i propri pensieri che poi rielaborava con calma a  A Sils aveva invece rapporti anche con i locali, si fer-
 casa.  Per  scrivere  doveva  inforcare  un  doppio  paio  di  mava spesso a chiacchierare al caffè col maestro di scuo-
 occhiali. La sera cenava alle sette, in camera sua: «Qual-  la,  col  parroco,  col  medico  e  con  due  insegnanti  di
 che fettina di prosciutto, due tuorli d’uovo e due pani-  musica, Fuchs e Lampe. Con questa gente ci stava vo-
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 ni»  come riferisce alla madre che, da parte sua, lo rifor-  lentieri perché non lo assillavano con discussioni troppo
 niva periodicamente di cibo e soprattutto di rabarbaro  impegnative, mentre, in genere, si teneva alla larga dagli
 a pezzi, di dolci e di miele di favo di cui era capace di  intellettuali  e  dai  professori  di  università.  Detestava  il
 far fuori enormi fette in un solo giorno. Ci teneva molto  cicaleccio  pseudocolto.  Dal  medico  del  paese  andava
 alla linea, aveva il terrore di ingrassare, ma ai dolciumi  anche  qualche  volta  a  farsi  visitare,  ma  pare  che  non
 non sapeva resistere. La sera non usciva mai di casa e se  seguisse mai i suoi consigli. Un rapporto molto affettuo-




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