Page 266 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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freddo tanto da avere spesso le mani rosse e congelate.
                   rosamente di lana benché nella sua opera la metta sprez-
 Solo negli ultimi anni si decise a comprarsi una stufetta.  po, dei vestiti, della biancheria intima che portava rigo-
 Si lamentava della “sudiceria del meridione” e dei prezzi  zantemente all’indice come segno di “mollezza” al pari
 alti  della  Costa  Azzurra,  anche  se,  come  habitué  della  delle  vestaglie  di  cui  pure  faceva  uso.  Ogni  mattina
 Pension de Genève, pagava molto meno degli altri clienti.  quando  si  alzava  si  lavava  a  lungo  con  l’acqua  gelida
 A  Sils  affittava  invece  una  camera,  per  un  franco  al  della montagna, abitudine contratta ai tempi del regime
 giorno,  nella  casa  di  Gian  Rudolf  Durisch  che  aveva  quasi militare di Pforta. Andava in giro con abiti lisi ma
 anche  un  piccolo  spaccio  di  prodotti  alimentari.  Duri-  puliti e sempre in perfetto ordine. Aveva rinunciato al
 sch, all’inizio, voleva dargli la stanza più bella, che dava  comfort borghese, non al decoro borghese. Le lettere, a
 all’esterno,  ma  Nietzsche  ne  preferì  una  sul  retro,  un  meno  che  non  si  tratti  di  intimi,  le  firma  «Dr.  Prof.
 bugigattolo  angusto  e  basso,  quasi  un  ripostiglio,  per-  Friedrich Nietzsche» e alle nuove conoscenze si presen-
 ché, addossata com’era alla montagna, vi filtrava pochis-  tò sempre, fino all’ultimo, come «professore di filologia
 sima luce e, a differenza dell’altra, non vi era, a suo dire,  classica».
 via  vai  di  gente.  Quali  folle  potessero  radunarsi  allora  Probabilmente viveva anche al di sotto delle sue reali
 sotto la casa di Nietzsche che, al di là del ponte, è tut-  possibilità economiche, un po’ perché era sempre stato
 t’oggi isolata, lo si può spiegare solo con la sua nevrosi.  attento  ai  soldi  e  un  po’  perché  temeva  di  perdere  la
 In  questa  stanzetta  dell’antico  decoro  borghese,  cui  pensione dell’Università di Basilea che in teoria avrebbe
 Nietzsche  teneva  tanto  quando  abitava  a  Basilea,  non  dovuto durare solo sei anni e che invece gli fu periodi-
 era rimasto più nulla, salvo i fiori cui non aveva rinun-  camente e generosamente rinnovata fino al 1897 quan-
 ciato anche perché non gli costavano nulla. Paul Deus-  do, col successo dei suoi libri, non ne aveva più bisogno.
 sen,  che  andò  a  trovarlo  nell’estate  del  1887,  descrive  Negli anni di Sils e di Nizza fece solo due spese un po’
 così quella che Nietzsche stesso chiamava «la mia caver-  consistenti:  una  diversa,  e  più  decorosa,  sistemazione
 na»:  «Da  un  lato  erano  disposti  i  suoi  libri…  poi  un  della tomba di suo padre a Röcken e un regalo di qual-
 tavolo rustico, con una tazza di caffè, gusci d’uovo, ma-  che centinaio di marchi alla madre. Sopportava questa
 noscritti, strumenti da toeletta, in una variopinta confu-  situazione di povertà quasi ascetica con rassegnazione e
 sione che continuava fino al letto ancora disfatto e a un  grande  dignità.  La  rinuncia  al  benessere,  forse  perché
 tendistivali con relativo stivale. Il tutto faceva pensare a  non  era  mai  stato  veramente  interessato  agli  oggetti  e
 un  servizio  trascurato  e  a  un  padrone  paziente  che  la-  alle cose materiali, non era certamente la più dolorosa
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 sciava passare tutto» . Viveva in condizioni di estrema  delle tante che aveva via via dovuto fare.
 indigenza. Aveva un unico soprabito, che negli anni da  Non  arrivava  a  Sils  se  prima  non  aveva  ricevuto  un
 nero che era all’origine era diventato una stoffa spelac-  telegramma di Durisch che lo assicurava che la neve si
 chiata tendente al verdastro, e due sole camicie e man  era completamente sciolta. Non la tollerava, cosa curio-
 mano  che  si  rovinavano,  come  racconta  il  padrone  di  sa per uno che era abituato fin dall’infanzia a passare le
 casa, «lui ne tagliava via progressivamente una striscia in  vacanze, estate e inverno, in montagna.
 basso,  così  che  l’ultimo  anno  arrivavano  a  coprirgli  il  Si alzava alle sei, alle volte alle cinque, si faceva il tè
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 petto solo a metà» . Conservava però una grande atten-  oppure una tazza di cacao sgrassato che riteneva molto
 zione, quasi maniacale, per la pulizia personale, del cor-  energetico e meno eccitante e lavorava fino alle undici,




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