Page 237 - Keplero. Una biografia scientifica
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al proprio lavoro.
Tuttavia, la capacità dell’Epitome di avvalorare e diffondere la
«nuova astronomia» non passò del tutto inosservata: solo pochi
anni prima, nel 1616, era stato messo all’indice dal
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Sant’Uffizio il De revolutionibus di Copernico, e già il 10
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maggio del 1619 l’Epitome seguì la stessa sorte . Keplero si
preoccupò immediatamente delle conseguenze che un tale
provvedimento poteva comportare, se non altro nella diffusione
del proprio lavoro, ma venne subito rincuorato dal veneziano
Vincenzo Bianchi, con cui teneva da tempo un rapporto
epistolare: la condanna avrebbe semplicemente acceso la
curiosità dei lettori italiani, garantendo una maggior diffusione
dell’opera, seppur in forma clandestina.
Le Tavole rudolfine
L’altro capolavoro di quegli anni è costituito dalle Tavole
rudolfine che, come si legge nel testo, erano state concepite da
Tycho fin dal 1600: quando Keplero, dopo ventidue anni, decise
di darle alle stampe, raccontò di sentirsi come «una donna
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gravida in preda alle doglie del parto» . Il frontespizio delle
Tavole, disegnato dallo stesso Keplero e in seguito inciso da
Georg Celer, ritrae il tempio dell’astronomia, dove si trovano un
antico Caldeo, Ipparco, Tolomeo, Copernico e Brahe. Sul tetto
sono raffigurati sei personaggi allegorici, che rappresentano i
diversi campi dell’astronomia, della matematica e della fisica.
Un’aquila, simbolo dell’impero, sorvola il tempio e lascia cadere
alcuni scudi d’oro, due dei quali arrivano sul tavolo di Keplero.
Egli ritrae se stesso su una faccia della base, mentre scruta il