Page 77 - Keplero. Il cosmo come armonia di movimenti
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riepiloga con entusiasmo il lungo percorso che lo ha portato alla conquista. L’idea di trovare
        un’armonia nelle velocità dei pianeti gli era venuta subito dopo la pubblicazione del Mistero
        cosmografico,  che  disegnava  un  universo  geometricamente  perfetto  ma  statico.  Dopo  tanti
        anni,  Keplero  non  solo  ha  trovato  un’armonia  celeste  nelle  velocità  dei  pianeti,  ma  ha
        scoperto che il legame tra i raggi orbitali e le velocità di rivoluzione è dato da un esponente
        che esprime un intervallo musicale fondamentale, la sesquialtera o quinta. Confessa la verità,
        si  è  appoggiato  sulle  spalle  dei  suoi  processori,  e  quando  dice  di  aver  rubato  i  vasi  d’oro
        degli  Egiziani  intende  parlare  delle  teorie  armoniche  di  Tolomeo,  l’astronomo  alessandrino
        del secondo secolo d.C. Keplero è consapevole di non aver scritto un’opera facile ma, scrive,
        aspetterà il lettore che saprà apprezzarlo.



        Ciò che ho congetturato ventidue anni fa, e precisamente appena ho scoperto le cinque figure
        solide tra le orbite celesti; ciò di cui mi sono convinto fermamente nel mio animo prima che mi
        occupassi dell’Armonia di Tolomeo; ciò che ho annunciato agli amici con il titolo posto a questo
        libro  quinto,  prima  che  io  fossi  certo  delle  cose;  ciò  che  sedici  anni  fa  ho  proposto,  con  uno
        scritto pubblicato, come cosa da indagare; ciò per cui ho dedicato moltissima parte della vita in
        osservazioni astronomiche, per cui sono andato a trovare Tycho Brahe, e ho scelto come mia
        sede Praga; tutto ciò finalmente, grazie a Dio ottimo massimo, che già m’aveva ispirato la mente
        e  m’aveva  suscitato  l’immenso  desiderio,  e  ora  mi  concedeva  lunga  durata  di  vita  e  anche  le
        forze dell’ingegno, e mi forniva bastevolmente gli altri mezzi necessari grazie alla liberalità di due
        imperatori  e  dei  principi  di  questa  provincia  dell’Austria  dell’Anisana  superiore,  avendo
        adempiuto prima all’incarico di astronomo per quanto ne sono stato capace, finalmente – dico –
        ho portato alla luce e ho scoperto al di sopra di ogni mia speranza e con molta sicurezza che tutta
        la natura dell’armonia, per quanto grande essa sia e con tutte le sue parti spiegate nel libro III, si
        trova tra i moti celesti, e non solo in questo modo che io avevo congetturato, e questa è parte
        non ultima della mia gioia, ma anche in un altro modo diverso e nello stesso tempo veramente
        straordinario e molto perfetto. […] Ormai non mi trattiene nulla, mi piace abbandonarmi al sacro
        furore,  amo  sfidare  gli  uomini,  confessando  sinceramente  la  verità:  io  rubo  i  vasi  d’oro  degli
        Egiziani per edificare con essi, molto lontano dai confini dell’Egitto, il tabernacolo per il mio Dio.
        Se mi perdonate sarò felice, se vi adirate, lo sopporterò; ecco, corro il rischio e scrivo un libro,
        non importa se da leggere dai contemporanei o dai posteri; aspetti esso il suo lettore per cento
        anni una volta che Dio ha aspettato per seimila anni uno che lo meditasse.


        J. Kepler, “L’armonia del mondo”, a cura di C. Scarcella, Edizioni del Cerro, Tirrenia 1994




        LA CAMERA OSCURA



        Il  racconto  fantastico  Sogno  o  astronomia  lunare  è  ricco  di  metafore  ed  allusioni.  Il
        protagonista desidera incontrare un demone, che altro non è che la conoscenza razionale. Per
        invocarlo  compie  dei  riti,  con  i  quali  Keplero  vuole  alludere  al  fatto  che  per  indagare  la
        natura  sia  necessaria  una  preparazione  accurata,  una  serie  di  ben  definite  e  codificate
        procedure. Per evitare che il romanzo venga accusato di stregoneria, Keplero aggiunge molte
        note che chiariscono le metafore. Nel brano qui riportato Keplero spiega che le cerimonie e le
        formule  a  cui  si  fa  cenno  nel  testo  non  sono  che  la  metamorfosi  fantastica  di  alcuni
        esperimenti  che  egli  conduceva  con  la  camera  oscura,  dispositivo  che  egli  studiò
        accuratamente  nelle  opere  dedicate  all’ottica  ed  utilizzò  con  successo  ad  esempio  per
        osservare le macchie solari o le eclissi.
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