Page 76 - Keplero. Il cosmo come armonia di movimenti
P. 76

formare un meraviglioso pizzo, il seme di un melograno “sa” in quale maniera disporsi per
        risparmiare  spazio.  Ragionando  su  questo  mistero  arriva  a  formulare  l’ipotesi  che  le  idee
        siano innate in noi ancora prima che le riconosciamo. In maniera anacronistica si direbbe
        che sono scritte nel nostro Dna.


        Perciò conoscere significa confrontare ciò che si percepisce esternamente con le idee interne e
        giudicare della loro concordanza, un processo che Proclo ha espresso mirabilmente con il termine
        «risvegliarsi», come da un sonno. In effetti, come ciò che cade sotto i nostri sensi all’esterno ci
        ricorda quel che già prima conoscevamo, così le esperienze sensoriali di cui siamo coscienti per
        così dire risvegliano le facoltà intellettuali già presenti internamente, sicché ora rifulge realmente
        nell’anima ciò che prima in essa era come celato sotto il velo della potenzialità.
        Ma come esse vi erano entrate? La mia risposta è che tutte le idee, ovvero i principi formali delle
        armonie,  di  cui  si  è  parlato  sono  insite  negli  esseri  dotati  della  capacità  di  conoscere  e  non
        vengono acquisite con ragionamenti discorsivi, ma dipendono piuttosto da un istinto naturale e
        sono  loro  connaturate  così  come  il  numero  (il  concetto)  dei  petali  in  un  fiore  o  delle  cavità
        contenenti i semi in una mela è connaturato alle forme vegetali.


        J. Kepler, “Armonia del mondo”, tradotto in W. Pauli, “Psiche e natura”, Adelphi, Milano 2006




        PER LA STESSA RAGIONE DEL VIAGGIO, VIAGGIARE


        Accingersi alla lettura di un’opera di Keplero non è semplice per noi. Siamo abituati a testi
        in cui l’autore, tramite dimostrazioni, ci accompagna in maniera lineare verso i risultati che
        ha raggiunto. Keplero invece presenta un accurato resoconto delle diverse direzioni intraprese
        lungo  il  percorso,  riportando  dettagliatamente  errori,  momenti  di  scoraggiamento,
        l’entusiasmo  per  una  via  poi  rivelatasi  infruttuosa.  Non  mancano  le  divagazioni,  su  temi
        personali  o  filosofici,  gli  strali  contro  gli  ignoranti  o  le  lodi  verso  un  autore  di  cui  ha
        apprezzato l’opera. Si tratta di uno stile barocco, che talvolta ci rende difficile seguire il filo
        del discorso, ma che offre al contempo uno sguardo unico sui momenti creativi di un genio. La
        scelta di Keplero è intenzionale, convinto che a non raccontare «le ragioni, i sotterfugi e i
        casi fortunati» si privi il lettore di «tutto il gran divertimento».



        Quel  che  mi  preme  non  è  soltanto  far  sapere  al  lettore  quel  che  ho  da  dire,  è  soprattutto
        raccontargli  le  ragioni,  i  sotterfugi  e  i  casi  fortunati  che  mi  hanno  condotto  alle  mie  scoperte.
        Quando  Cristoforo  Colombo,  Magellano,  i  portoghesi  raccontano  come  si  smarrirono  nei  loro
        viaggi, noi non solo perdoniamo loro, ma ci dispiacerebbe di non disporre della loro narrazione,
        senza di cui tutto il gran divertimento andrebbe perso. Quindi non mi si biasimerà se, spinto da
        identico affetto per il lettore, seguo lo stesso modo.


        J. Kepler, “Astronomia nova”, in A. Koestler, “I sonnambuli, storia delle concezioni
        dell’universo”, trad. dall’inglese di M. Giacometti, Jaca Book, Milano 2010




        LA SCOPERTA DELLA TERZA LEGGE



        Quando  finalmente,  dopo  oltre  vent’anni  di  lavoro,  Keplero  scopre  la  sua  terza  legge,
   71   72   73   74   75   76   77   78   79   80   81