Page 10 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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Lorena Granduchessa di Toscana, un testo in cui il vocabolo
«verità» viene ripetuto molte volte – che «la moltitudine de’
veri concorre all’investigazione, accrescimento e stabilimento
delle discipline, e non alla diminuzione o destruzione». Vale a
dire: la verità non deve mai farci paura e il vero scienziato non
la teme, ma deve piuttosto aborrire le false opinioni. Il rispetto
della verità impone – come ammoniva sant’Agostino (non
casualmente citato nella stessa lettera) – di essere molto cauti
nel momento di compiere affermazioni di assoluta certezza in
merito a cose oscure e difficili da capire.
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ESPERIENZA
Lo strumento fondamentale per giungere alla conoscenza
della realtà – e dunque a una verità che, per quanto
inconoscibile nella sua totalità, pure esiste e può essere
avvicinabile – è per Galileo la ricerca scientifica condotta
attraverso il metodo sperimentale, cioè attraverso l’esperienza.
Rispetto all’intellettuale medievale che ancorava le proprie
credenze alle affermazioni delle auctoritates (cioè i grandi
autori del passato, in primis il filosofo greco Aristotele), lo
scienziato moderno si fida soltanto di sé stesso e dei propri
sensi. Per lui non ha alcun senso continuare a ripetere concetti
pseudoscientifici (non dimostrati né dimostrabili) o riproporre
tesi razionalmente infondate, magari accreditandole attraverso
citazioni erudite. La natura, invece, è un libro che può essere
letto fedelmente attraverso gli strumenti della matematica e
della geometria.
In questo, Galileo è il grande fondatore del moderno metodo
sperimentale, o, se vogliamo, della scienza moderna tout court.
I risultati del progresso scientifico devono essere oggettivi,
affidabili, verificabili e condivisibili. Come si esprime ancora
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