Page 93 - La filosofia come esercizio spirituale.
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Platone e il platonismo (da cui deriveranno Aristotele e l'aristotelismo),
Diogene e il cinismo, Aristippo e la scuola cirenaica (che porranno le basi per
lo stoicismo e l'epicureismo). In ciascuna di esse v'è una stretta correlazione
tra pensiero e vita. Le stesse "scuole" non erano semplici luoghi di studio, ma
vere e proprio fucine spirituali. Il filosofo non vi entrava per imparare aride
nozioni, ma lo faceva per cambiare radicalmente condotta di vita. Era una vera
e propria conversione laica, poiché scegliere la scuola stoica piuttosto che
quella platonica, cinica, pitagorica o aristotelica significava iniziare a vivere
secondo principi ben determinati e plasmare la propria psyché tramite assidui
esercizi spirituali (di cui ho parlato nell'articolo La filosofia come esercizio
di vita).
Secondo Hadot, il declino di tale concezione avvenne con l'avvento del
cristianesimo che, se nelle fasi iniziali della sua diffusione assimilò la visione
classica ponendosi come la condotta di vita filosofica perfetta, quando si
affermò come religione predominante surclassò e represse le diverse scuole,
non potendo tollerare modi di vivere diversi da quello cristiano.
Inoltre, fu sempre il cristianesimo ad allontanare la filosofia dalla vita
quotidiana, rendendola succube delle istanze teologiche e facendo vertere la
discussione teorica su problemi sempre più astratti e lontani dal mondo
"terreno" quali l'esistenza di Dio, la trinità, gli universali, la natura di Cristo e
simili.
Uno iato tra discorso filosofico e vita che si inasprì con un altro passaggio
importante per l'evolversi della filosofia, ossia la nascita delle università.
Benché importanti centri di cultura, in esse la filosofia divenne una materia tra
le altre e il "filosofo" non più la persona che viveva seguendo determinati
principi, bensì un professionista il cui compito era quello di formare altri
professionisti, una concezione che si propagò nel tempo anche quando la
filosofia recuperò la propria indipendenza dalla teologia e quando le
università si affrancarono dal dominio religioso, laicizzandosi.
Tale visione è quella che, ancora al giorno d'oggi, va per la maggiore.
Dall'ottocento in poi i principali filosofi furono soprattutto professori
universitari e i più noti, come Hegel, Heidegger, Husserl (per citare alcuni
nomi), contraddistinti da un linguaggio spesso verboso e incomprensibile,
molto diverso da quello semplice, chiaro e diretto dei filosofi antichi che
permetteva a chiunque di avvicinarsi alla materia (e non è semplice retorica,