Page 129 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
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ma  il  riscopritore.  A  consacrare  il  tutto,  infine,  provvide
                l’Accademia  dei  Lincei  che  dette  allo  strumento  il  nome  di

                telescopio, un nome che in greco vuol dire «lungimirante».
                       Galileo Galilei (1564 - 1642) nacque a Pisa da Vincenzo

                Galilei,  musicista,  e  da  Giulia  Ammannati,  casalinga.  I  suoi
                avrebbero  voluto  che  facesse  il  medico,  ma  lui  era  troppo

                appassionato di algebra e di geometria per dedicarsi ai malati.

                Fece  una  difficilissima  tesi  sulle  equazioni  di  terzo  grado  e
                scrisse  in  latino  un  saggio  sui  Centri  di  gravità  dei  solidi.

                L’anno dopo pubblicò la Bilancetta, una specie di omaggio al
                grande Archimede. Attenzione, però, a non vederlo solo come

                un fissato per la matematica e la fisica. Si dedicò, infatti, agli
                studi  umanistici  e  tenne  numerose  lezioni  all’Accademia

                fiorentina sulla Gerusalemme liberata del Tasso e sull’Inferno
                di Dante. In un certo qual modo, seguì il percorso fatto a suo

                tempo da Leonardo da Vinci. Scrisse un saggio sull’Architettura
                militare, un Trattato sulle fortificazioni, un Trattato sulla sfera

                e uno sulle Meccaniche.
                       L’uso quotidiano del telescopio gli permise di verificare la

                fondatezza  delle  tesi  di  Copernico  e  a  tale  proposito  scrisse
                quattro lettere, le cosiddette Lettere copernicane, una delle quali

                diretta al collega Keplero. Il suo saggio più importante, però, fu

                il Dialogo sui massimi sistemi (1632). Nel  testo  fa  parlare  tre
                personaggi:  Simplicio,  Salviati  e  Sagredo.  Il  primo  difende  la

                tesi  di  Tolomeo,  il  secondo  quella  di  Copernico  e  il  terzo
                rappresenta il pubblico che è desideroso di sapere.

                       Purtroppo, però, il Dialogo venne letto anche dalle autorità
                ecclesiastiche e qui cominciarono i guai. Durante il Medioevo la

                Chiesa aveva visto con sospetto gli occhiali, immaginiamoci i
                cannocchiali. «Nostro Signore» dicevano i preti «ci ha già dato

                gli  occhi  per  vedere  tutto  quello  che  c’è  di  indispensabile.  Il
                resto lo dobbiamo vedere con gli occhi della Fede.»

                       Grazie al suo telescopio, invece, Galilei vide centinaia di
                stelle  non  visibili  a  occhio  nudo,  scoprì  che  la  Luna  non  era



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