Page 131 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
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Otto anni prima era stato costretto a pronunziare ad alta
voce la sua abiura. Eccola qui di seguito trascritta parola per
parola:
Io Galileo, figlio di Vincenzo Galilei di Fiorenza, dell’età
di settanta anni, costituito personalmente in giudizio, e
inginocchiato innanzi a Voi Reverendissimi Padri ed
Eccellentissimi Cardinali, avendo innanzi agli occhi li
sacrosanti Vangeli, che ora tocco con le mani, giuro di aver
sempre creduto quanto insegna la Santissima e Apostolica
Chiesa. Maledico e detesto i miei errori e giuro che per
l’avvenire mai più asserirò, né per voce né per iscritto, dette
eresie.
Dopodiché, riferendosi alla Terra, mormorò, a voce
bassissima, la frase: «Eppur si muove».
A proposito di Galileo Galilei,
mi ha sempre affascinato la sua teoria sulla caduta
dei gravi. Ai tempi degli antichi greci si pensava che un
corpo cadesse più o meno in fretta a seconda del suo peso.
Più è pesante, diceva Aristotele, e meno tempo impiega a
cadere. Galilei, invece, sostenne una tesi del tutto
contraria: il tempo di caduta era sempre lo stesso,
cambiava solo al variare dell’ambiente in cui il solido
cadeva. Quindi, nell’acqua avrebbe impiegato un certo
tempo, nell’aria un tempo inferiore e nel vuoto un tempo
ancora più piccolo. Se a noi sembra che una pietra cada
più in fretta di una piuma è solo perché la piuma incontra
una resistenza maggiore. Se le facessimo cadere, però,
tutte e due nel vuoto, impiegherebbero esattamente lo
stesso tempo.
All’inizio la sua fu solo un’intuizione. Lui, però, era
uno che se non sperimentava le cose non si divertiva.
Quindi cominciò a fare delle prove. Ma come sperimentare
una caduta nel vuoto? Il vuoto non è che lo si realizzi tanto
facilmente. E allora pensò che un piano inclinato lo
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