Page 130 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
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piatta e liscia come si era sempre creduto, che le nebulose non
                erano  nubi  ma  agglomerati  di  miriadi  di  stelle,  e  che  Giove

                aveva quattro satelliti. A questi ultimi lui dette il nome di Stelle
                Medicee in onore di Cosimo II de’ Medici. Se la prese, infine,

                con  Lutero  che  aveva  definito  Copernico  «un  astronomo  da
                quattro  soldi»  solo  perché  nelle  Sacre  Scritture  Giosuè  aveva

                ordinato al Sole, e non alla Terra, di fermarsi.

                       «L’astronomia  e  la  Fede»  precisò  Galilei  «non  sono  in
                opposizione:  l’importante  è  che  non  escano  dal  loro  ambito.

                Scopo  della  Fede  è  quello  di  salvare  le  anime,  scopo
                dell’astronomia quello di studiare l’Universo. Si può credere in

                Dio  e  nello  stesso  tempo  essere  convinti  che  la  Terra  giri
                intorno al Sole.»

                       Nel 1615 venne processato e condannato al carcere a vita.
                Solo grazie all’amicizia di papa Urbano VIII (Maffeo Barberini)

                riuscì  a  farsi  commutare  la  pena  negli  arresti  domiciliari  da
                scontare in casa dell’arcivescovo Piccolomini, sempre a patto,

                però, che nel frattempo non scrivesse più nulla sui movimenti
                terrestri,  né  pronunziasse  mai  più  in  pubblico  la  parola

                Universo.  Suo  avversario  fu  il  solito  cardinale  Bellarmino,  lo
                stesso che aveva perseguitato fino alla fine Giordano Bruno e

                altri pensatori.

                       Si sposò ed ebbe tre figli: Virginia, Livia e Vincenzo.
                       La  prima  si  fece  suora  sotto  il  nome  di  Maria  Celeste  e

                morì giovanissima. Per Galilei fu il dolore più grande della vita.
                Tra  padre  e  figlia,  infatti,  c’era  stata  una  continua

                corrispondenza, anche nei momenti difficili, quelli dei processi:
                lui le voleva un bene dell’anima e lei lo adorava. Negli ultimi

                anni  Galilei  perse  la  vista  e  riuscì  a  muoversi  solo  grazie
                all’aiuto  dei  suoi  discepoli,  Evangelista  Torricelli  e  Vincenzo

                Viviani. Quest’ultimo poi, quando il maestro morì, scrisse: «Dio
                lo  ha  chiamato  per  fargli  ammirare  da  vicino  tutte  quelle

                meraviglie  che  con  tanta  avidità  aveva  cercato  di  vedere  nel
                corso della vita».



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