Page 265 - I templari e il filo segreto di Hiram
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Considerata la bellezza del volto, potrebbe alludere alla
somma delle due virtù massimamente apprezzate dai “Fedeli
d’Amore” ai quali apparteneva Dante Alighieri: la bellezza e la
sapienza (Afrodite e Athena).
Si consideri, a proposito dei “Fedeli d’Amore”, i 13
gelsomini bianchi e i 13 gelsomini rossi (di cui il tredicesimo
seminascosto) presenti nella misteriosa nicchia adiacente, dove
l’Agnus Dei templare versa il suo sangue nella coppa del Santo
Graal e ha tra le zampe il libro rosso dell’Apocalisse, dove sono
segnati i nomi degli eletti, come specificato nell’ultimo versetto
del 20° capitolo: Et qui non est inventus in libro vitae scriptus,
misso est in stagnum ignis! (Chi non è annoverato nel libro della
vita è messo nello stagno di fuoco!) Allegoria che trova riscontro
nella tavola di Iacobello Alberegno, coeva, custodita a Venezia,
nelle Gallerie dell’Accademia.
Ma in quest’affresco c’è dell’altro! In alto, dove un angelo
annuncia ai pastori l’evento della nascita del Messia (vangelo
secondo san Luca), l’unico pastore somiglia incredibilmente
all’arcano senza numero dei Tarocchi: il Matto, con il cane che lo
segue. Se veramente si tratta del “Matto”, peraltro in un’epoca in
cui i Tarocchi andavano diffondendosi nelle raffinate corti
dell’Italia Settentrionale, sarebbe una “sottigliezza” eccelsa!
A lato, infine, l’Annunciazione di Taddeo di Bartolo…
In merito all’Arco Trionfale di Notre-Dame del Monte
Sion presente a Saliceto, forse unico esempio al mondo, sono
giunto ad una conclusione: rappresenterebbe la rappresentazione
pittorica del Dies Irae! Ad avvalorare questa ipotesi sarebbe il
libro rosso della vita, citato nell’apocalisse, collocato tra le
zampe dell’Agnus Dei sintesi dei sigilli templari d’Inghilterra e
di Provenza.
Dies Irae, dies illa / solvet saeclum in favilla:
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