Page 20 - Storia della Russia
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Svjatoslav, Vladimir e la conversione della Rus’
All’epoca di Svjatoslav (962-972) la Rus’ di Kiev, che ora orbitava attorno al medio
Dnepr, era ormai divenuta una potenza di un certo peso, in grado di fronteggiare le altre
forze della regione: i bulgari del Volga, i chazari e persino l’impero bizantino. Il khanato
dei chazari era un agglomerato di tribù che formava uno stato multietnico, il cui centro si
trovava tra il Mar Nero e il mar Caspio. Negli anni seguenti la capitale divenne Itil, sul
Volga, sopra l’attuale Astrachan’, ma il suo potere si estendeva a nord, a ovest e a sud fino
al Caucaso. I chazari ricevevano tributi dagli slavi del Dnepr ed è probabile che all’inizio
Kiev fosse sotto il loro dominio, o almeno presidiata da truppe chazare. Col tempo
affiancarono alla riscossione dei tributi il commercio e lo sfruttamento delle miniere, e
nell’VIII secolo la supremazia chazara creò una pax chazarica nelle steppe meridionali
che facilitò, tra l’altro, le migrazioni slave. Dopo aver accettato per un breve periodo
l’Islam, nell’861 le élite chazare scelsero come religione di stato l’Ebraismo. A sud il loro
impero intratteneva complessi rapporti con Bisanzio ed ebbe una notevole influenza sul
nascente stato della Rus’.
Negli anni Sessanta del X secolo, Svjatoslav espanse i suoi territori, sottomettendo i
tributari chazari dell’Oka e del Volga. Conquistò anche la Chazaria meridionale e nel 965
distrusse Itil, portando al collasso la potenza nemica. I rus’ dominavano ora le vie
commerciali dal Volga al mar Caspio e le steppe del Dnepr e del Ponto (Mar Nero). Ma,
ironia della sorte, con la caduta dei chazari le steppe meridionali diedero libero accesso ai
nomadi pečenegi che rappresentavano una minaccia ancora maggiore: costrinsero i rus’ ad
alleanze di sangue e arrivarono persino ad assediare Kiev nel 969. Intanto Svjatoslav
saccheggiava Bolgary, capitale dei bulgari del Volga e sconfiggeva i bulgari del Danubio,
disperdendoli a sudovest, come richiestogli dall’imperatore bizantino. Ma le sue furono
fragili conquiste: a frustrare i suoi progetti di consolidare il potere sul Danubio ci
pensarono i bizantini, e sulla via del ritorno Svjatoslav fu ucciso dai pečenegi che,
secondo l’uso tribale, trasformarono il suo teschio in una coppa.
Per tutto il X secolo, i rapporti tra rus’ e Bisanzio furono caratterizzati dall’alternarsi di
conflitti e alleanze, come confermano fonti kieviane oltre che arabe e bizantine. Dopo il
primo attacco dei varjaghi russi contro l’Impero d’Oriente, che risale all’861, ne seguirono
altri nel 907, 941 e 971, sempre a scopo di razzia o per raggiungere nuove vie
commerciali, che portarono alla stipulazione di trattati nel 911, 944 e 971, con cui si
regolavano le relazioni tra rus’ e Bisanzio e il diritto dei primi di commerciare a
Costantinopoli. Nel 957 Ol’ga guidò personalmente una delegazione alla capitale
bizantina, dove fu ricevuta dall’imperatore Costantino VII, conscio dell’importanza di
quella nuova potenza del nord. Bisanzio ebbe enorme rilevanza culturale per la Rus’
persino nel suo declino, fino alla conquista dei turchi ottomani nel 1453.
Alla morte di Svjatoslav, tra i suoi figli seguì una lotta sanguinosa per il potere. Uno
venne ucciso e il più giovane, Vladimir, salpò in Scandinavia cercando la protezione del re
di Norvegia, per poi tornare con un contingente varjago, assassinare il fratellastro Jaropolk
e prendere il controllo di Kiev. Il regno di Vladimir Svjatoslavič (980-1015) segnò il
definitivo assestamento della Rus’ di Kiev, che da una congerie di popolazioni tributarie
divenne un’organizzazione politica e sociale abbastanza coerente. Vladimir consolidò i
suoi territori, diventandone signore incontrastato: si proclamò gran principe e, scelta Kiev