Page 306 - Peccato originale
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7  La verità si trova nei Patti lateranensi, stipulati fra lo Stato italiano e la
                Santa sede l’11 febbraio 1929 e pubblicati sugli «Acta Apostolicae Sedis» il 7
                giugno 1929. Più precisamente l’art. 16 recita: «Gli immobili indicati nei tre
                articoli precedenti, nonché quelli adibiti a sedi dei seguenti istituti pontifici:
                Università Gregoriana, Istituto Biblico, Orientale, Archeologico, Seminario
                Russo, Collegio Lombardo, i due palazzi di Sant’Apollinare e la Casa degli
                esercizi per il clero di San Giovanni e Paolo non saranno mai assoggettati a
                vincoli o ad espropriazioni per causa di pubblica utilità, se non previo accordo
                con la Santa sede, e saranno esenti da tributi sia ordinari che straordinari tanto
                verso lo Stato quanto verso qualsiasi altro ente. È in facoltà della Santa sede di
                dare a tutti i suddetti immobili l’assetto che creda senza bisogno di
                autorizzazioni o consensi da parte di autorità governative, provinciali o
                comunali italiane le quali possono all’uopo fare sicuro assegnamento sulle
                nobili tradizioni artistiche che vanta la Chiesa cattolica».
                  Nel passato anche l’allora rettore don Vergari con gli inquirenti aveva
                rimarcato la propria autonomia, quando mise nero su bianco in un attestato
                «che la basilica di Sant’Apollinare in base al Concordato tra lo Stato italiano e
                la Santa sede del 14 febbraio 1929 è proprietà esclusiva della Sede apostolica
                che ha la facoltà di dare all’immobile l’assetto che crede senza bisogno di
                autorizzazione o consensi da parte di autorità governative, provinciali o
                comunali italiane». Il documento si trova foto-riprodotto nel libro di Raffaella
                Notariale Segreto criminale (con Sabrina Minardi, Newton Compton Editori
                2010) dove si legge che lo stesso costituiva «la risposta di Vergari alla richiesta
                di delucidazioni da parte della Dia di Roma» sulla sepoltura di De Pedis nella
                cripta.
                  8  È quanto emerge dalla scrittura privata tra l’Opus Dei, con il prelato Álvaro
                del Portillo, e la Santa sede, firmata il 18 dicembre 1990 dal cardinal Lajolo e
                registrata presso l’ufficio legale del Governatorato il 22 gennaio 1991.
                  9  Nella lettera a don Vergari, Ruini scrive che dal 31 agosto il prete «cessa il
                suo incarico poiché l’intero palazzo è stato ceduto in uso dalla Santa sede alla
                prelatura della S. Croce e Opus Dei come sede dell’ateneo della Santa Croce».
                Dal primo settembre 1991, Ruini nomina rettore don Franco Calzona,
                presentato dal prelato della prelatura della S. Croce e Opus Dei.
                  10  Intervista dell’autore a don Pedro Huidobro, rettore dell’Opus Dei a
                Sant’Apollinare.
                  11  In particolare, i lavori di risanamento dei locali sotterranei vennero
                progettati nel 2002, unitamente a lavori di ristrutturazione funzionale
                dell’intero palazzo, affidati a seguito di gara d’appalto alla ditta Castelli Re e
                iniziati nel 2003.
                  12  Don Huidobro si mostrò molto serafico in una intervista a «La Stampa»:
                «Non so fino a che punto possa esistere una relazione tra la scomparsa di
                Emanuela Orlandi e la sepoltura del boss della Magliana», ma «se serve a
                togliere ogni dubbio, per noi la tomba può essere aperta e trasferita altrove
                anche domani. Anche la famiglia De Pedis si è dichiarata disponibile. […] Tutto
                ciò che può essere fatto per risolvere la questione ci trova pienamente
                d’accordo e collaborativi. Va compiuto ogni passo che serva a far chiarezza. Per
                noi sarebbe motivo di sollievo e ci aiuterebbe a ritrovare tranquillità nella
                nostra attività quotidiana senza che vengano persone in basilica a chiedere di



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