Page 305 - Peccato originale
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Note al capitolo La trattativa



                  1  Richiesta di archiviazione presentata il 5 agosto 1997 dal sostituto
                procuratore generale Giovanni Malerba al giudice istruttore di Roma.
                  2  Intervista dell’autore a don Pedro Huidobro, rettore dell’Opus Dei a
                Sant’Apollinare: «Non credo che ad eccezione di De Pedis qualcuno dopo
                Napoleone sia stato qui seppellito, oltre al cardinale Domenico Jorio morto nel
                1954».
                  3  Verbale di assunzione d’informazioni della procura di Roma del 20
                novembre 2008.
                  4  Furono indagati dalla procura di Roma Sergio Virtù, Angelo Cassani detto
                «Ciletto», Gianfranco Cerboni detto «Gigetto»: tutti soggetti che hanno fatto
                parte del gruppo criminale capitolino. La loro posizione venne poi archiviata.
                  5  Il pagamento di oltre mezzo miliardo di vecchie lire era emerso da
                un’intercettazione ambientale a carico di Giuseppe De Tomasi, esponente della
                banda della Magliana, mentre il 29 novembre 2009 dialogava con il cognato
                Marcello. «All’epoca furono pagati – si legge nella richiesta di archiviazione
                della procura di Roma – seicento milioni in contanti al cardinale Poletti, “Je
                ’amo preparati spicci”. Occorre evidenziare come De Tomasi, sentito il 27 aprile
                2010, dichiarava che nell’ambiente da lui frequentato si diceva che De Pedis
                avesse pagato una forte somma di denaro (500 o 600 milioni di lire) al prete
                che gestiva la basilica di Sant’Apollinare per ottenere, tramite il card. Poletti, la
                possibilità di essere sepolto lì, dichiarando successivamente, il 25 maggio 2011,
                che era stato Marco De Pedis [fratello di Renatino, nda] a consegnare la
                somma a mons. Vergari. Marco De Pedis, sentito sulle vicende relative alla
                sepoltura di De Pedis in Sant’Apollinare, escludeva l’interessamento di estranei
                e il pagamento di somme di denaro oltre quelle necessarie per i lavori di
                risanamento.»
                  6  Di fronte a vicende che destano particolare allarme sociale lo Stato italiano
                utilizza sempre lo strumento della trattativa segreta per risolvere situazioni di
                crisi. Al di là della più conosciuta trattativa tra Stato e mafia, oggetto di diversi
                processi ancora in corso, il fenomeno abbraccia tutta la storia italiana dal
                dopoguerra. I casi più eclatanti si sono registrati in occasione di alcuni
                rapimenti degli anni Settanta: sia quelli compiuti da organizzazioni criminali
                (come l’Anonima sarda e la ’ndrangheta), sia quelli opera di gruppi terroristici
                come le Brigate rosse. Sebbene governo e istituzioni siano sempre molto restii a
                fornire informazioni o solo confermare il pagamento dei riscatti, è sufficiente
                ricordare la specifica gestione dei fondi riservati del servizio segreto civile
                (all’epoca il Sisde), durante la presidenza di Oscar Luigi Scalfaro, e di quello
                militare (Sismi) per le trattative che riguardavano connazionali all’estero, visto
                che si sono pagati riscatti anche in situazioni di guerra per la liberazione di
                connazionali lavoratori e cooperatori internazionali. O l’intervento dello Stato
                durante i sequestri compiuti dalla ’ndrangheta, come testimoniato da diversi
                collaboratori di giustizia, tra cui Filippo Barreca.



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