Page 193 - Avarizia
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rapidi accertamenti hanno restituito il palazzo ai proprietari e

          hanno confermato che la vendita dell’immobile fu effettuata
          regolarmente. Non solo: nel decreto di dissequestro le accuse di
          Miccichè al suo ex fedelissimo sono state definite dai procuratori

          come “inattendibili, frutto di una premeditata strategia ispirata da
          fini diversi dal senso di legalità con cui Miccichè ha tentato, in un
          primo momento riuscendovi anche grazie a testimonianze
          compiacenti, di accreditarsi presso l’autorità giudiziaria”.
             Se Treppiedi festeggia, monsignor Miccichè e alcuni suoi sodali

          oggi tremano: secondo la procura di Trapani, l’alto prelato si
          sarebbe intascato un mucchio di soldi (i primi accertamenti
          ipotizzano circa 800 mila euro) provenienti dai fondi dell’8 per mille

          che i contribuenti cattolici decidono ogni anno di versare alla
          Chiesa. Il vescovo mentre scriviamo è indagato per appropriazione
          indebita e malversazione. Gli investigatori hanno ricostruito un
          presunto sistema di potere messo in piedi in città dal vescovo e
          dall’ex direttore della Caritas trapanese Sergio Librizzi: se Miccichè

          lasciava che l’amico amministrasse una decina di importanti
          cooperative specializzate nel settore dell’accoglienza ai migranti e
          nella raccolta degli indumenti (coop che insieme gestiscono

          centinaia di posti di lavoro, bene rarissimo in città), Librizzi in
          cambio avrebbe firmato false attestazioni al vescovo, pezzi di carta
          che servivano a documentare che la diocesi di Trapani investiva i
          denari provenienti dall’8 per mille in opere di carità e progetti per i
          più bisognosi. Secondo i pm, invece, parte importante del denaro

          non sarebbe mai stata spesa, ma finita direttamente nelle tasche del
          vescovo.
             Accuse gravi che il presule rispedisce al mittente. Mentre i pm

          cercano la verità, la Guardia di finanza ha intanto scoperto che
          Miccichè possiede una grande villa a Monreale, che divide con la
          sorella, e che negli anni – nonostante non provenisse da una famiglia
          agiata – i due sarebbero riusciti ad acquistare un’altra villa a Trabia,
          vari appartamenti a Palermo e una palazzina intera in via Libertà,

          sempre nel capoluogo. In più, dopo essere entrati nella magione di
          Monreale, gli inquirenti hanno trovato e sequestrato opere d’arte di
          grande valore, come una fontana di marmo, un’anfora greca, un

          pianoforte a coda, crocifissi di valore e una statua della Madonna
          forse risalente al Cinquecento. Alcuni di questi oggetti sono stati
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