Page 171 - Avarizia
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In nome dei soldi
Or puoi, figliuol, veder la corte buffa d’i ben che son
commessi a la Fortuna, per che l’umana gente si
rabuffa; ché tutto l’oro ch’é sotto la Luna e che già fu
di quest’anime stanche non poterebbe farne posare
una.
DANTE, INFERNO, CANTO VII
La diocesi di Terni ha in pancia un buco di 25 milioni di euro. A un
passo dal crac finanziario, nel 2014 Francesco ha chiesto allo Ior di
salvare baracca e burattini, ordinando di rilasciare alla curia
indebitata 12 milioni di euro. Il papa spera che la somma basti, ma
ancora oggi segue con apprensione gli eventi della città umbra: la
procura indaga ancora su una presunta associazione a delinquere,
che coinvolge il vicario episcopale Francesco De Santis, il presidente
dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero Giampaolo
Cianchetta e l’ex economo Paolo Zappelli. L’ex vescovo Vincenzo
Paglia è uscito dalle carte processuali con un’archiviazione (“credo
anche nella giustizia terrena,” ha detto soddisfatto), ma gli uomini
che hanno lavorato per anni con lui restano accusati a vario titolo di
falso ideologico, turbativa d’asta, truffa e appropriazione indebita,
per aver comprato con i soldi della Chiesa un castello, prima
proprietà del comune di Narni. Una compravendita truccata,
secondo gli inquirenti, che avrebbe permesso al gruppetto una
speculazione immobiliare coi fiocchi.
Quello di Terni non è un caso raro. Da Trapani all’America, dalla
Campania alla Slovenia, le diocesi sparse nel mondo sono migliaia,
ma le indecenze finanziarie finite sul tavolo di Francesco sembrano
davvero troppe anche con un calcolo generoso delle probabilità.
Negli Stati Uniti, a parte le vicissitudini derivate dalle cause legali
multimilionarie contro i preti pedofili perse dalla Chiesa
statunitense, negli ultimi anni il potere dei soldi ha bruciato carriere
di promettenti tuniche. Nel 2013 monsignor Kevin Wallin è stato