Page 15 - Pigmenti
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Un corpo nero posto al sole si surriscalda molto di più di un corpo bianco perché egli assorbe tutte
            le frequenze della luce visibile non emettendo alcuna pertanto tutta l’energia che lo colpisce va solo
            ed esclusivamente ad incrementare l’energia cinetica delle sue molecole.
            Il corpo bianco riemette totalmente tutta la luce incidente e quindi l’energia luminosa “rispecchia”
            sul corpo senza assorbimento di conseguenza non vi è alcun aumento della sua energia cinetica
            (temperatura).
            Nell’esempio seguente si nota che a seconda del livello di orbitale più esterno a cui l’elettrone salta
            a seguito di assorbimento di energia elettromagnetica, nel suo ritorno alla situazione normale egli
            emette una radiazione di lunghezza d’onda più energetica a seconda di quale orbitale più esterno è
            saltato e quindi vedremo l’emissione di un a luce di colore ben preciso.
            Nell’orbitale successivo più esterno alla situazione normale l’energia in gioco è bassa e quindi  nel
            ritorno alla situazione normale l’elettrone emetterà una radiazione rossa meno energetica.
            Nel ritorno alla situazione normale dall’orbitale più lontano le energie in gioco sono maggiori e la
            luce emessa sarà di colore blu più energetica (fig. 24).



































                          Fig.24

            In alcuni pigmenti inorganici il colore nasce da situazioni completamente diverse e complesse, da
            transizioni elettroniche a trasferimento di carica tra ligando e metallo come nel caso del Cromato di
            Piombo oppure tra due atomi di metallo che si trovano in un diverso stato di ossidazione come
            avviene nel Blu di Prussia o come nel caso del Blu Oltremare (lapislazzuli  naturale) il colore è
            dovuto ad anioni radicali dello zolfo intrappolati in piccole quantità nella matrice cristallina.
            Si possono quindi trarre le seguenti conclusioni:
            1) Il colore di un composto è strettamente connesso con la presenza di specifici raggruppamenti
            atomici, dotati di legami in grado di consentire un’elevata mobilità agli elettroni (per esempio sotto
            forma di possibile risonanza tra più strutture molecolari). Questo implica la possibilità di assorbire
            energia da raggi monocromatici con frequenza compresa nel campo del visibile, cosicché questi
            gruppi di atomi sono portatori di colore nei composti che li contengono e pertanto vengono definiti
            cromofori.
            2) Il colore di un composto è funzione (non lineare e non facilmente prevedibile in teoria) del
            numero e del tipo dei gruppi cromofori complessivamente presenti nella molecola.
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