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LA DOLCE GATTINA DI
OTTAVIANO AUGUSTO
«La mia gatta dal pelo lungo e dagli occhi gialli, la più intima amica della mia
vecchiaia…». A scrivere questi bellissimi versi per la sua micia è nientemeno che
un imperatore romano: Ottaviano Augusto. L’uomo che riuscì a unificare sotto il
dominio di Roma gran parte del mondo allora conosciuto e a costruire quel
meraviglioso altare che è l’Ara Pacis amava moltissimo la sua gatta. È quasi una
scoperta, perché poco si sa di come vivevano i nostri amici felini all’epoca degli
antichi romani. Si sa, ad esempio, che per la caccia ai topi, i gatti avevano dei
pericolosissimi rivali per le vie della capitale: il furetto, una bestiolina che
ritenevano molto più adatta a scacciare i grossi e, fin da allora, numerosi “sorci”
romani.
L’amore di Ottaviano Augusto per la sua gattina è una sorpresa. Non ne
conosciamo il nome, ma le parole che l’imperatore le dedica sono toccanti:
Il cui amore per me sgombro da pensieri possessivi, che non accetta più obblighi del dovuto… mia pari così come
pari agli dèi… non mi teme e non se la prende con me, non mi chiede più di quello che sono felice di dare… Com’è
delicata e raffinata la sua bellezza, com’è nobile e indipendente il suo spirito; come straordinaria la sua abilità di
combinare la libertà con una dipendenza restrittiva.
Da www.gattiancats.it/storia/roma
Non si poteva descrivere meglio l’intesa che si può avere reciprocamente,
l’affetto e la compagnia di un gatto di casa. «Mia pari così come pari agli dèi»,
scrive l’imperatore, quasi a simboleggiare che nel palazzo era forse l’unica a
tenergli testa. Segno, se ancora ce ne fosse bisogno, della regalità del gatto, che
concede la propria amicizia solo a chi ne è degno. E se non conosciamo il nome
della gattina di Augusto, sappiamo, però, che sono numerosi i nomi, con tanto di
cognome, che nella capitale venivano dati ai felini. Eccone alcuni: Felicula, Felicia,
gattina o micina, oppure cattus o cattulus, gatto o gattino.
Così anche nell’antica Roma, il gatto rappresenta un compagno di vita e un fedele
accompagnatore nell’Aldilà. E si sa, ad esempio, che per le strade romane girava
una razza a pelo corto che molto spesso i soldati portavano con loro durante le
campagne di guerra.
E poiché l’esercito romano ha viaggiato per tutta Europa, questa razza “romana”
si è diffusa in altre regioni italiane e nei Paesi europei. Alcuni reparti dell’esercito
avevano addirittura sugli scudi dipinto un gatto di diverso colore a seconda della
centuria alla quale appartenevano. Gli appartenenti alla sesta centuria della prima
corte di guardia erano detti catti, cioè gatti, perché come loro dovevano aguzzare la