Page 13 - 101 storie di gatti
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                             LA DOLCE GATTINA DI


                             OTTAVIANO AUGUSTO





          «La mia gatta dal pelo lungo e dagli occhi gialli, la più intima amica della mia

          vecchiaia…». A scrivere questi bellissimi versi per la sua micia è nientemeno che
          un imperatore romano: Ottaviano Augusto. L’uomo che riuscì a unificare sotto il
          dominio di Roma gran parte del mondo allora conosciuto e a costruire quel
          meraviglioso altare che è l’Ara Pacis amava moltissimo la sua gatta. È quasi una
          scoperta, perché poco si sa di come vivevano i nostri amici felini all’epoca degli
          antichi romani. Si sa, ad esempio, che per la caccia ai topi, i gatti avevano dei
          pericolosissimi rivali per le vie della capitale: il furetto, una bestiolina che

          ritenevano molto più adatta a scacciare i grossi e, fin da allora, numerosi “sorci”
          romani.
              L’amore di Ottaviano Augusto per la sua gattina è una sorpresa. Non ne
          conosciamo il nome, ma le parole che l’imperatore le dedica sono toccanti:

          Il cui amore per me sgombro da pensieri possessivi, che non accetta più obblighi del dovuto… mia pari così come
          pari agli dèi… non mi teme e non se la prende con me, non mi chiede più di quello che sono felice di dare… Com’è
          delicata e raffinata la sua bellezza, com’è nobile e indipendente il suo spirito; come straordinaria la sua abilità di
          combinare la libertà con una dipendenza restrittiva.
                                                                                 Da www.gattiancats.it/storia/roma

              Non si poteva descrivere meglio l’intesa che si può avere reciprocamente,
          l’affetto e la compagnia di un gatto di casa. «Mia pari così come pari agli dèi»,
          scrive l’imperatore, quasi a simboleggiare che nel palazzo era forse l’unica a
          tenergli testa. Segno, se ancora ce ne fosse bisogno, della regalità del gatto, che

          concede la propria amicizia solo a chi ne è degno. E se non conosciamo il nome
          della gattina di Augusto, sappiamo, però, che sono numerosi i nomi, con tanto di
          cognome, che nella capitale venivano dati ai felini. Eccone alcuni: Felicula, Felicia,
          gattina o micina, oppure cattus o cattulus, gatto o gattino.
              Così anche nell’antica Roma, il gatto rappresenta un compagno di vita e un fedele
          accompagnatore nell’Aldilà. E si sa, ad esempio, che per le strade romane girava

          una razza a pelo corto che molto spesso i soldati portavano con loro durante le
          campagne di guerra.
              E poiché l’esercito romano ha viaggiato per tutta Europa, questa razza “romana”
          si è diffusa in altre regioni italiane e nei Paesi europei. Alcuni reparti dell’esercito
          avevano addirittura sugli scudi dipinto un gatto di diverso colore a seconda della
          centuria alla quale appartenevano. Gli appartenenti alla sesta centuria della prima
          corte di guardia erano detti catti, cioè gatti, perché come loro dovevano aguzzare la
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