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«Quali sono le tue?» avrebbe risposto il viaggiatore. Il re, colpito da tanta
loquacità e sfrontatezza, decise di continuare a discutere con lui e per diversi giorni
lo invitò a cena affrontando temi sempre più difficili. Fino a che non si arrivò alla
famosa disputa filosofica, che vede coinvolto il nostro gatto. Questo è il racconto
così come riportato dallo scritto:
Re Salomone prese posto a tavola attorniato dai suoi familiari e cortigiani. Marcolfo si sedette con loro e nascose
tre topi nella manica della sua tunica. In effetti, alla corte del re vi era un gatto vestito che, ogni sera, durante la
cena regale, doveva reggere una candela davanti a tutti, restando in piedi su due zampe e tenendo nelle altre due
una lampada. Poco prima della fine del pasto Marcolfo liberò uno dei topi; vedendolo il gatto voleva inseguirlo, ma
venne trattenuto da un mormorio di disapprovazione del re. Lo stesso accadde per il secondo topo, per cui
Marcolfo liberò anche il terzo: allora il gatto, incapace di frenarsi ancora, gettò la candela e si mise a correre dietro
al sorcio finché non lo prese. Allora l’astuto contadino disse a Salomone: «Ecco, mio re, ti ho dimostrato che la
natura è più forte dell’istruzione».
Solomon et Marcolphe, a cura di W. BENARY,
Heildeberg 1914
La storia non dice come reagì re Salomone alla provocazione: forse bene, visto
che aveva avuto una prova più che inconfutabile dell’argomento del dibattito o forse
male, perché il gatto che reggeva la candela doveva essere non solo molto caro al re,
ma anche trattato con i guanti e saziato con i cibi migliori. Ma la sua natura, libera
come quella di tutti i felini, non era adatta a reggere ogni sera una candela per il
piacere del sovrano.
Così, grazie a una curiosa storia medievale che riporta un episodio lontano nel
tempo abbiamo ottenuto una grande verità: il gatto è uno spirito libero, guardatevi
bene dal volerlo sottomettere.