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GEOFFREY, IL GATTO IN
TORPEDONE
Al contrario delle due avventure precedenti, dove per tornare a casa le due povere
bestiole hanno dovuto affrontare chilometri a piedi e pericoli di ogni genere, l’eroe
di questa terza storia riesce a ritrovare il suo focolare più facilmente.
Ecco come andarono le cose: era l’ottobre del 2009 e della vicenda ne parlò
addirittura il «Daily Telegraph». Geoffrey viveva sull’isola di Wight con i suoi
padroni, Cindy e Tim. Come ogni gatto di casa era adorato e vezzeggiato, ma
vivendo tra la campagna e un piccolo paese era anche un gatto molto libero. Come
nelle storie precedenti, un bel giorno Geoffrey scomparve: dopo aver fatto la sua
consueta colazione nel giardinetto di casa, era andato al bar del paese a procacciare
altro cibo e poi si era incamminato per la sua solita passeggiatina. Dopodiché, non
era più tornato. I suoi padroni lo cercarono per giorni e alla fine conclusero che per
sbaglio era salito su un pullman di turisti. E probabilmente fu proprio quello che
fece: un lungo viaggio in torpedone. Perché dopo tre settimane di angoscia, Cindy e
Tim ricevettero una telefonata che li informava che il gatto era stato ritrovato e stava
bene. Ma era arrivato a ben 530 chilometri di distanza! «Temevamo proprio il
peggio», disse Cindy. «Geoffrey non ha il collare con il numero e poteva essere stato
rapito. Per fortuna aveva il chip!».
E fu proprio il chip a riportarlo da loro. Il gatto fu ritrovato una ventina di giorni
dopo a Whitby da un bambino di dieci anni, Zac, che lo portò a casa e lo accudì
insieme alla madre. Zac e la mamma misero dei volantini con la sua foto per sapere
se qualcuno l’avesse perduto e chiesero in giro, sperando di ritrovare la famiglia del
gatto. Solo quando decisero di portarlo dal veterinario scoprirono che aveva un
chip: «Quando abbiamo scoperto che arrivava dall’isola di Wight, siamo rimasti tutti
a bocca aperta!».