Page 157 - Dizionario italiano-cane e cane-italiano
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COLLABORAZIONE. Modalità attraverso cui interpreto le relazioni e le attivi-
            tà all'interno del mio gruppo affiliativo, ossia della mia squadra.


            LA SITUAZIONE TIPO: lei/lui gioca con il cane pensando o di distrarlo o di farsi
            ubbidire, per esempio chiedendogli il riporto.


            A COSA PENSA IL CANE: «Che bello fare le cose insieme!».


            Il consiglio dell’etologo
               Il cane è un animale collaborativo, instancabile nel cercare sempre delle attività da
            condividere, portato a interpretare ogni situazione in modo collettivo, desideroso  t di
            compiacerci per sentirsi parte del gruppo. Noi umani costruiamo delle comunità com-
            plesse, strutturiamo delle regole sociali articolate e delle dimensioni sociali a più li-
            velli (la famiglia, la comunità, il paese) che definiscono strati di appartenenza e tutta-
            via rimaniamo individualisti. Il cane, viceversa, costruisce la sua identità nel gruppo,
            si identifica nel gruppo e pensa all'attività e alla proposta come movimento di un
            gruppo. Per il cane comandare significa coordinare ed è un'attività al servizio del
            gruppo, non l'espressione di un privilegio sugli altri.
               Molti sbagliano utilizzando per la socialità del cane dei modelli umani semplificati
            o rozzi, come il concetto di dominanza. In realtà la sua socialità, seppure non multi-
            stratificata come quella umana, è molto più complessa nelle dinamiche perché fonda-
            ta sul collettivo e sulla collaborazione.
               Il cane felice è quello che viene coinvolto nelle attività del partner umano e non
            quello dimenticato e lasciato in una situazione non partecipativa, fosse pure nelle co-
            modità dell'ozio domestico ma ancor più se dimenticato in giardino. Sbaglia chi ritie-
            ne che dare al cane dei compiti significhi sfruttarlo perché, al contrario, vuol dire
            coinvolgerlo e aumentare la sua autostima. Bastano compiti molto semplici, come
            portare un oggetto, per rendere il nostro cane più felice.
               Anche la vicinanza che il cane ricerca o ci accorda non va interpretata solo come
            bisogno affettivo ma come desiderio di essere coinvolto. Il cane vuole stare con noi
            perché la sua identità non è individuale ma collettiva: vuole partecipare alla vita del
            gruppo, essere presente e condividere, dare il proprio contributo al gruppo. Anche il
            più piccolo monolocale per il cane è meglio rispetto all'isolamento in giardino. Insie-
            me a noi si sente sicuro perché si avverte come gruppo, l'unica condizione che gli è
            veramente congeniale. Pertanto il modo migliore per assolvere i bisogni etologici del
            cane è quello di vivere la relazione con lui a 360°, portandolo sempre con noi e fa-
            cendolo partecipare a tutte le nostre attività. Questo significa anche dargli delle regole
            e degli stili: lui è desideroso di apprendere come si sta in una particolare situazione.
               Anche quando imposta un'attività competitiva, per esempio prendere un oggetto e
            scappare («prova a prenderlo») o fare un tira-molla con un oggetto («vediamo chi è

            più forte»), il cane ha in mente il gruppo e cerca di vedere chi deve assolvere il com-
            pito coordinativo. In un certo senso, anche la competizione ha il retrogusto della col-
            laborazione, ossia ha la finalità di ottimizzare le azioni di squadra del gruppo. Questo
            significa che il modo migliore per impostare questi giochi è costruire degli stili colla-
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