Page 131 - Primi poemetti
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delle montagne; e trascinate infranti

                         boschi e tuguri, urtate le città,
                         struggete i campi, sempre avanti, avanti,




                         avanti, pieni di serenità...



                                                         XVI




                         Acqua perenne, ottima e pessima, ora

                         morte ora vita, acqua, diventa luce!

                         acqua, diventa fiamma! acqua, lavora!



                         Lavora dove l’uomo ti conduce;

                         e veemente come l’uragano,
                         vigile come femmina che cuce,




                         trasforma il ferro, il lino, il legno, il grano;
                         manda i pesanti traini come spole

                         labili; rendi l’operare umano



                         facile e grande come quel del Sole!




                                                         XVII




                         La madre li vuol tutti alla sua mensa

                         i figli suoi. Qual madre è mai, che gli uni
                         sazia, ed a gli altri, a tanti, ai più, non pensa?




                         Siedono a lungo qua e là digiuni;
                         tacciono, tralasciati nel banchetto

                         patrio, come bastardi, ombre, nessuni:




                         guardano intorno, e quindi sé nel petto,
                         sentono su la lingua arida il sale

                         delle lagrime; infine, a capo eretto,


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