Page 13 - La verità sul caso di mister Valdemar
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ma meraviglia nel trovare il paziente ancora vivo. Dopo
           di avergli sentito il polso e applicato uno specchio alle
           labbra, mi pregò di parlargli ancora un’altra volta.
              Ubbidii e gli domandai:
              «Signor Valdemar, siete ancora addormentato?»
              Come prima trascorsero alcuni minuti durante i quali
           il moribondo parve riunire tutte le sue forze per parlare.
           Alla quarta ripetizione della mia domanda, rispose mol-
           to debolmente, quasi inintelligibilmente: «Sì, sempre
           addormentato, muoio.»
              Fu allora opinione o meglio desiderio dei medici che
           il signor Valdemar venisse lasciato indisturbato, in quel-
           lo stato di tranquillità apparente, sino a che non soprag-
           giungesse la morte; era opinione generale che questa do-
           vesse avvenire fra qualche minuto. Tuttavia risolvetti di

           parlargli ancora una volta e ripetei semplicemente la do-
           manda di prima.
              Nel mentre parlavo, un singolare cambiamento av-
           venne nella fisionomia del sonnambulo. Gli occhi si gi-
           rarono lentamente aprendosi, le pupille sparirono in su,
           la pelle prese una tinta cadaverica, più simile alla carta
           bianca che alla pergamena; e le due macchie etiche, ro-
           tonde che fino allora si vedevano ben definite nel centro
           delle due guance, si spensero a un tratto. Adopero que-
           sta espressione perché la rapidità della loro scomparsa
           non suscitò altra idea che quella di una candela spenta
           da un soffio. Intanto il labbro superiore, che prima co-
           priva completamente i denti, si ritorse scoprendoli; men-
           tre la mascella inferiore cadeva con uno scatto e un ru-


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