Page 7 - Oriana Fallaci - La vita è una guerra ripetuta ogni giorno
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«Che cosa volete di più per ammettere che siamo in guerra?»
Egregi Signori degli Stati e dei governi della Chiesa
Che cosa volete di più, di cos’altro avete bisogno per ammettere ciò che sapete
benissimo ma che per paura, ipocrisia, o convenienza non volete ammettere, vale a
dire che siamo in guerra: una guerra che ci è stata dichiarata da loro. Non da noi.
Che continua in tutte le possibili forme cioè col sangue, gli assassinii, gli incendi
delle ambasciate (a quando quelli delle chiese) e con le minacce e con le parole e
con le persecuzioni come quelle che ad esempio subisco io, con le decapitazioni
reali o rappresentate. Che cosa volete di più? Di cos’altro avete bisogno per
svegliarvi e capire che bisogna difenderci?
Che cosa volete di più, di cos’altro avete bisogno per capire che la nostra libertà
è in pericolo, che la nostra civiltà è in pericolo, che la Democrazia è inerme è
imbelle è suicida. Che cosa volete di più, di cos’altro avete bisogno per uscire
dall’inerzia anzi dalla servitù nella quale vi siete arroccati per proteggere i vostri
stessi assalitori, i vostri stessi invasori, i vostri stessi nemici.
Don Andrea della diocesi di Roma, anni sessanta, ucciso a colpi di pistola da un
ragazzino dentro la chiesa mentre era in preghiera in una città che si chiama
Trebisonda. È andato cinque anni fa in Turchia a fare il missionario.
Cosa altro volete? Nelle strade di Damasco a orde cantano: «Allah è grande». A
orde giurano che difenderanno il profeta col sangue. A orde ripetono che vogliono la
guerra santa. Generalizzata. E non sono due o tre kamikaze, sono centinaia e
centinaia di manifestanti che voi chiamate «Islam moderato». Non sono una
minuscola minoranza, una contenuta setta di assassini da «non-vanno-confusi-coi-
terroristi-di-Al-Qaida-perché-il-popolo-mussulmano-è-buono-e-pacifico». Sono
coloro che poi sbarcano sulle nostre coste e a poco a poco secondo una strategia ben
pensata, ben concepita e ben condotta ci invadono. Si sostituiscono a noi. E voi non
dite una parola contro di loro. Cianciate le solite ambigue e vili condannucce.
Condannate gli autori di tre o quattro legittime e note vignette. In Pakistan quella
plebaglia sta montando. A Islamabad gli ambasciatori di Francia, Germania, Spagna,
Olanda, Italia, Svizzera, Norvegia, Ungheria, Repubblica Ceca, sono stati convocati
per essere messi sotto accusa dalle vignette «blasfeme».* Il direttore del settimanale
«Shinan» è stato arrestato ad Amman per aver pubblicato quelle vignette. A Parigi (a
Parigi!!) il direttore di «France Soir» è stato licenziato (licenziato!!!) per la stessa