Page 3 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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A chi non teme il dubbio
a chi si chiede i perché senza stancarsi e a costo di soffrire e di morire.
A chi si pone il dilemma di dare la vita o negarla
questo libro è dedicato da una donna per tutte le donne.
Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal
nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto,
in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. È
stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è ferma-
to il cuore. E
quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sba-
lordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto
era incerto e terrorizzante. Ora eccomi qui, chiusa a chiave den-
tro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa
mi perdo. Cerca di capire: non è paura degli altri. Io non mi curo
degli altri.
Non è paura di Dio. Io non credo in Dio. Non è paura del dolore.
Io non temo il dolore. E paura di te, del caso che ti ha strappato
al nulla, per agganciarti al mio ventre. Non sono mai stata pronta
ad accoglierti, anche se ti ho molto aspettato. Mi son sempre po-
sta l’atroce domanda: e se nascere non ti piacesse? E se un gior-
no tu me lo rimproverassi gridando “Chi ti ha chiesto di mettermi
al mondo, perché mi ci hai messo, perché?”.
La vita è una tale fatica, bambino. E una guerra che si ripete
ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si
pagano un prezzo crudele. Come faccio a sapere che non sareb-
be giusto buttarti via, come faccio a intuire che non vuoi essere
restituito al silenzio?
Non puoi mica parlarmi. La tua goccia di vita è soltanto un nodo
di cellule appena iniziate. Forse non è nemmeno vita ma possibi-
lità di vita. Eppure darei tanto perché tu potessi aiutarmi con un
cenno, un indizio. La mia mamma sostiene che glielo detti, che
per questo mi mise al mondo.
La mia mamma, vedi, non mi voleva. Ero incominciata per sba-
glio, in un attimo di altrui distrazione. E perché non nascessi ogni
sera scioglieva nell’acqua una medicina. Poi la beveva, piangen-
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