Page 33 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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bicchieri buoni.


                S'eran messi a spaccare le vetrine dei negozi appartenenti agli

                ebrei, a picchiare gli ebrei, a bruciargli i libri, ad arrestarli.

                Sicché mi sentii piegare le gambe. Elena Rubicek, la mia
                maestra di scuola, era ebrea. E se avessero arrestato anche lei?



                Bè, sarebbe stata arrestata davvero. Nel 1944, dai repubblichini.
                Insieme alla madre ottantenne. Ed entrambe sarebbero finite a

                Dachau. In un forno crematorio.


                Ricorda anche la visita di Hitler a Firenze? Pure quella

                avvenne nel 1938.



                Se la ricordo! Era maggio, faceva un caldo da Ferragosto, e la
                zia Febe m'aveva portato in centro a mangiare il gelato. Di lì, in

                piazza Santissima Annunziata. Una delle piazze da cui doveva
                passare il corteo. D'un tratto nel sole accecante si profilò

                un'automobile nera con due individui in piedi.



                Quello grosso sembrava una maschera di Carnevale. Sulla testa
                portava un grande elmo sovrastato da piume bianche, e sullo

                stomaco tante medaglie.


                Era Mussolini. L'altro era un ornino con strani baffetti neri. E, al

                contrario di Mussolini che sotto le piume ostentava un broncio
                quasi cagnesco, sorrideva con molta benevolenza. Questo mi

                consolò molto, specialmente per Elena Rubicek la mia maestra
                di scuola, e tornando a casa strillai tutta contenta: «Mamma! Ho

                visto Hitler! Ha un'aria proprio gentile!». Ma la mamma mi

                fulminò con un'occhiata e puntando il mestolo disse: «Cretina,
                idiota. Io con la zia Febe non ti ci mando più!». Mi colpì anche

                il fatto che in piazza Santissima Annunziata ci fossero tante
                persone che applaudivano ebbre di gioia. «Duce, Duce! Fuhrer,

                Fuhrer!». Del resto l'intera città partecipò con letizia ai


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