Page 53 - Canti di Castelvecchio
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Tu prendi, appena sai che ci crebbe
            famiglia, i chicchi d'oro dal palco;
              esci all'aperto; spargi quei chicchi,
            prodigo e cauto, tra due filari;
            anzi, a che l'oro meglio ne spicchi
            su quel pulito, v'erpichi ed ari.
              E noi da un ramo, comodi, udiamo
            quelle tue lunghe grida, Bi... Ro...
              Vero che a volte ce li nascondi,
            quei chicchi; vero; ma fai per giuoco.
            Ma ecco, a volte son così fondi,
            che noi diremmo, Badaci un poco!
              Pure il tuo male mai non fa male:
            quelli che copre l'invida zappa,
            poi, col frinire delle cicale,
            mettono un gambo, fanno una rappa:
              che poi ci sgrani... Dal male il bene:
            bene che nasce, male che fu. -
              Ma già i minori dormono. Soli
            vegliano i vecchi. C'è chi sospira:
            - Ahimè! talvolta di noi ti duoli!
            Sei giusto, eppure grave nell'ira.
              Or che i novelli tengono i capi
            sotto le alucce, vicino al cuore,
            lo dico, mentre tacciono l'api,
            le mosche, i ragni, tutto: si muore!
              Tu ci vuoi bene, certo... ma il bene
            tuo lo vorremmo per un po' più... -
              E` già nell'ombra tutta la valle:
            sui monti un raggio trema del giorno.
            Già le notturne grandi farfalle,
            coi neri teschi, ronzano intorno.
              - Oh! quel diluvio con che noi vivi
            tu pigli, grandi, piccoli, troppi!
            Oh! quel baleno con che ci arrivi
            fino su l'alte cime dei pioppi!
              Ma da te viene ciò che ci piace:
            forse anche questo ci piacerà. -
              Dormono. L'uomo parte. Il cipresso
            freme di nuovi brevi bisbigli.
              - C'era non visto dunque sì presso!?
            Su, la zampina... non c'è più, figli! -
              Va l'uomo, e nero tu nell'azzurro,
            cipresso pieno d'anime, affondi.
            Va l'uomo, ed ora bada al sussurro
            che fan tra loro fievole i mondi,
              su, fitti fitti, piccoli, in pace,
            nell'infinita serenità.




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