Page 25 - Pablo Picasso
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comprendono  per  mezzo  di  categorie  a  loro  note,  in  modo  spesso
           erroneo  e  con  l’effetto  di  generare  la  più  assoluta  confusione».[14]

           Concordo:  la  questione  degli  influssi  stilistici  temporanei  (Ramón
           Casas, Isidro Nonell, Hermenegildo Angladay Camarasa), che ha come
           unico  effetto  quello  di  oscurare  gli  elementi  autentici  e  naturali  del

           grande talento di Picasso, andrebbe eliminata dal nostro orizzonte. Il
           modernismo  di  Barcellona  ebbe  il  merito  di  far  conoscere

           l’avanguardia al giovane Picasso, liberando il suo pensiero artistico dai
           cliché scolastici.
              Questa università dell’avanguardia, d’altra parte, non fu che l’arena

           in cui lui poté manifestarsi. Picasso, che nel 1916 si paragonava a un
           tenore  che  tocchi  una  nota  più  acuta  di  quella  segnata  sullo  spartito,

           [15]  non  fu  mai  schiavo  di  ciò  che  lo  attraeva;  anzi,  Picasso  inizia
           immancabilmente là dove l’influenza si esaurisce. Certo, nel corso di

           quegli anni barcellonesi, Picasso fu molto sensibile all’ “argot” grafico
           utilizzato dalle riviste parigine contemporanee (lo stile di Forain e di

           Steinlen, che eseguì illustrazioni per molte pubblicazioni, tra cui “Gil
           Blas” e “La Vie Parisienne”). Egli coltivò lo stesso tipo di stile netto e
           di  grande  impatto,  che  esclude  il  superfluo,  e  tuttavia,  grazie

           all’interazione  di  poche  linee  e  punti,  riesce  a  donare  vitalità  ed
           espressione a qualsiasi figura o scena, rendendola con sguardo ironico.

           Molti  anni  dopo,  Picasso  avrebbe  dichiarato  che,  in  fondo,  tutti  i
           migliori  ritratti  sono,  in  realtà,  caricature;  negli  anni  di  Barcellona

           disegnò senza risparmio ritratti-caricatura dei suoi amici avanguardisti,
           come  in  preda  a  una  frenetica  ispirazione  grafica.  Tentava,  a  quanto

           sembra,  di  conquistare  il  suo  modello,  di  assoggettarlo  alla  propria
           volontà artistica, di costringerlo entro i confini di una formula grafica.
           È anche vero, però, che in questa nuova forma modernistica trova posto

           anche  la  qualità  letteraria  e  narrativa  dei  giornali  scritti  e  illustrati  a
           mano  dal  piccolo  Pablo  a  La  Coruña.  Tra  il  1899  e  il  1900  i  soli

           soggetti  che  Picasso  ritenne  degni  di  essere  ritratti  furono  quelli  che
           rispecchiavano  la  “verità  ultima”:  la  transitorietà  della  vita  umana  e
           l’inevitabilità  della  morte  (si  veda  Il  bacio  della  Morte):  l’addio  al

           defunto,  la  veglia  sulla  bara,  l’agonia  di  un  malato  in  un  letto
           d’ospedale,  la  scena  di  una  camera  mortuaria  o  il  capezzale  di  una

           donna  in  punto  di  morte;  e  ancora:  il  pentimento  di  un  marito
           insensibile;  un  poeta  dalla  lunga  chioma  sopraffatto  dal  dolore;  un

           amante in ginocchio; un giovane frate affranto.
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