Page 20 - Pablo Picasso
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minima sulla sua evoluzione spirituale».[11] Si può dire che gli episodi
           più significativi del soggiorno di Picasso nella capitale spagnola furono

           il  duro  inverno  1897-98  e  la  conseguente  malattia  che  segnò
           simbolicamente la fine della sua “carriera accademica”.
              Di contro, il tempo trascorso a Horta de Ebro – un paesino nella zona

           montana della Catalogna, dove il giovane artista passò otto lunghi mesi
           di  convalescenza  (fino  alla  primavera  del  1899)  –  rivestì,  invece,

           un’importanza  tale  che,  a  decenni  di  distanza,  Picasso  amerà  ancora
           ripetere: «Tutto quello che so, l’ho imparato al paese di Pallarés».[12]
           Con Manuel Pallarés, un amico conosciuto a Barcellona che lo aveva

           invitato a vivere nella propria casa di famiglia a Horta, Pablo portava il
           cavalletto  e  il  suo  blocco  degli  schizzi  su  per  i  sentieri  di  montagna

           circostanti  l’abitato,  che  conservava  il  rustico  carattere  di  un  centro
           medievale.  Con  Pallarés,  Picasso  si  arrampicò  sui  monti,  trascorse

           buona parte dell’estate in una caverna, a dormire su giacigli di lavanda,
           a lavarsi nei ruscelli di montagna e a vagare sull’orlo di dirupi con il

           rischio di precipitare nel tumultuoso fiume sottostante. Fece esperienza
           della potenza della natura e scoprì i valori eterni della vita semplice,
           con le sue opere e i suoi ozi. In effetti, i mesi trascorsi a Horta furono

           significativi non tanto sul piano della produzione artistica (rimangono,
           di  questo  periodo,  solo  pochi  studi  e  alcuni  taccuini),  quanto  per  il

           posto  che  occupano  nella  biografia  creativa  del  giovane  Picasso,  nel
           suo lungo processo di maturazione.

              Questa fase biografica, oggettivamente breve, merita un capitolo a sé
           nel Bildungsroman  di  Picasso,  un  capitolo  caratterizzato  da  scene  di

           solitudine bucolica nel cuore di una natura portentosa e vivificante, da
           un senso di libertà e appagamento, da una visione naturale dell’uomo e
           della vita che si muovono in armonia con gli epici ritmi delle stagioni.

           Inevitabilmente  –  trovandosi  in  Spagna  –  tale  capitolo  comprende
           anche  la  violenta  irruzione  delle  forze  della  tentazione,  della

           redenzione  e  della  morte,  classici  “attori  dietro  le  quinte’  nella
           commedia dell’esistenza umana. Palau i Fabre, dopo aver descritto il
           primo  soggiorno  di  Picasso  a  Horta,  osserva:  «Sembra  addirittura

           paradossale – stavo per dire “provvidenziale” – che Picasso sia rinato,
           per così dire, proprio in quel periodo, dopo aver lasciato Madrid e la

           copia dei grandi maestri del passato per rinsaldare il suo legame con le
           forze primigenie della sua terra».[13]

              C’è  un  aspetto  ulteriore.  Il  valore  dell’esperienza  fatta  dal  giovane
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