Page 173 - Pablo Picasso
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Nel pieno della furibonda controversia suscitata dalla rivoluzionaria
           arte  di  Picasso,  il  mecenate  moscovita  manifestò  la  propria
           considerazione  nei  suoi  confronti  procurandosi  cinquanta  opere

           dell’artista. D’altro canto, se mai avesse dovuto esprimere un personale
           parere critico, non si sarebbe discostato dal giudizio pronunciato da un

           inglese:  «Francamente,  non  pretendo  certo  di  poter  comprendere  o
           apprezzare Picasso. Provo per lui un timore reverenziale. Non faccio
           come certi altri critici che lo trattano come un pazzo.

              La sua opera non è una blague. Di questo sono sicuro; e chiunque
           abbia avuto modo di parlare con lui condividerà senz’altro questa mia

           convinzione [...] Picasso ha fatto tutto. Ha dipinto delicati acquerelli di
           ineffabile  rarefazione  e  fascino.  Ha  eseguito  disegni  con  una  linea

           magica che lascia attoniti per la sua pura e limpida bellezza... e tuttavia
           si  è  spinto  verso  lidi  che  nessuno  ha  ancora  spiegato  e  nessuno,  per

           quel che ne so io, ha ancora compreso. Lui, intanto, dichiara: “Andrò
           diritto al mio scopo”.
              E io, che sono convinto della genialità di quest’uomo e so quel che

           ha  fatto  in  passato,  mi  faccio  da  parte,  troppo  consapevole  per
           condannarlo,  troppo  poco  per  elogiarlo,  perché  l’elogio  richiede

           comprensione se non vuole essere mera ciancia [...]. Ho la sensazione
           che  Picasso  sia  ancora  più  grande  dei  più  grandi  maestri,  perché  sta

           cercando di spingersi oltre».[107] La casa-galleria di Shchukin, aperta
           ai  visitatori,  diventò  praticamente  il  primo  museo  d’arte  moderna  al

           mondo, già prima del primo conflitto mondiale.
              Solo tre dipinti – ma si tratta di veri capolavori – provengono dalla
           collezione  di  un  altro  rilevante  mecenate  moscovita,  Ivan  Morozov

           (1871-1921):  Arlecchino  e  la  compagna,  Acrobata  sulla  palla  e
           Ritratto  di  Ambroise  Vollard.  Mentre  nella  galleria  di  Morozov  le

           opere scelte di Picasso occupano solo una parte, sia pur speciale, dello
           spazio  espositivo  nel  contesto  di  un’an-tologia  dell’arte  moderna
           francese  suddivisa  secondo  criteri  cronologici  e  stilistici,  lo  spazio

           dedicato  a  Picasso  nella  collezione  Shchukin  sem-bra  indicare  le
           inclinazioni personali del proprietario.

              «L’intera  raccolta»,  scrisse  B.N.  Ternovets,  che  conosceva  bene  la
           galleria  Shchukin  originaria,  «fa  pensare  alle  onde  pietrificate  delle

           passioni  del  collezionista  per  l’arte  di  Monet,  Gauguin,  Matisse,
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