Page 172 - Pablo Picasso
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qualsiasi  realtà  loro  propria,  paiono  fantasmi  trasparenti;  e  tali
           appaiono, in effetti, quando sono vuoti.

              Pur  evocando  la  carnale  abbondanza  dei  maestri  fiamminghi,  la
           Taverna di Picasso, in realtà, ne è l’opposto, perché ci invita a lasciarci
           alle spalle le forme ordinarie della visione artistica che frena la nostra

           libertà di percezione e ci impedisce di partecipare al banchetto dello
           spirito.  Eseguiti  nella  primavera  del  1914,  Taverna,  Fruttiera  con

           grappolo  d’uva  e  pera  affettata  e  un  altro  papier  collé,  intitolato
           Bicchiere  e  pera  affettata  su  un  tavolo,  furono  gli  ultimi  acquisti
           effettuati da Sergej Shchukin (1854-1937), ricco industriale moscovita

           che aveva messo insieme una ricchissima collezione di arte moderna.
              I Picasso di Shchukin arrivarono a Mosca proprio alla vigilia della

           prima guerra mondiale. Importantissimo collezionista di opere d’arte,
           spirito libero e dotato di acutissima sensibilità, Shchukin confessava di

           non riuscire sempre a comprendere l’arte straordinariamente innovativa
           del  giovane  spagnolo.  Eppure,  in  compagnia  di  pochi  altri,  a

           quell’epoca, intravide e sostenne con forza la fondamentale ispirazione
           dell’artista.













































                                  Cavallino, 1924 (?). Inchiostro di china su carta,
                               21 x 27,2 cm, Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo.
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