Page 167 - Pablo Picasso
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principi compositivi per sculture che avrebbero dato l’impressione di
           stare sospese o di fluttuare nello spazio di una forma ovale.

              È il caso del quadro Strumenti musicali, cui Picasso lavorò durante
           l’estate  a  Sorgues:  una  cascata  di  forme  le  più  svariate,  per  figura,
           colore, volume e testura, è saldamente unificata dall’intersezione di due

           strisce nere che fungono da base strutturale.
              I  tratti  caratteristici  dei  tre  strumenti  emergono  dalla  profusione  di

           dettagli formali. Un violino rosa chiaro, una chitarra giallo-bruna e un
           mandolino di un verde scuro con velature color crema sono presentati
           qui  per  mezzo  di  aspetti  dissociati  della  loro  realtà:  masse,  piani  e

           superfici,  contorni  ed  elementi,  simboli  di  vario  genere.  Per  Picasso,
           però,  questi  simboli  fungono  anche  da  equivalenti  sensuali,  come

           testimoniano  il  colore  innaturale  e  soggettivamente  pittorico  (il  rosa
           vivace, il blu e il verde vellutati, il marrone cupo e il giallo sabbia) e

           l’introduzione di un potente e tangibile agente irritante come le “note”
           realizzate in nettissimo rilievo con gesso di Parigi.

              Da una pagina del suo blocco per gli schizzi deduciamo che proprio a
           Sorgues Picasso cominciò a sentire l’esigenza di «trovare un equilibrio
           tra la natura e la propria immaginazione».[104] Gli strumenti musicali,

           considerati da Picasso un soggetto di estremo lirismo, continuarono a
           occupare l’immaginazione dell’artista per molti mesi. Nell’autunno del

           1912,  a  Parigi,  impegnato  a  dar  corpo  alla  sua  nuova  concezione,
           Picasso si volse di nuovo alle forme tridimensionali della scultura per

           creare una famiglia di costruzioni spaziali dall’aspetto di chitarre.
              Realizzate con cartone grigio, queste nuove “sculture” non “imitano”

           gli  strumenti  veri,  bensì  ne  ricreano  le  immagini  per  mezzo  di  piani
           sagomati del tutto bidimensionali, spazialmente concatenati tra loro e
           parzialmente sovrapposti, che danno vita a volumi aperti.
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