Page 163 - Pablo Picasso
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1912  il  cubismo  di  Picasso  passò  dalla  sua  fase  analitica  a  quella
           sintetica.  A  un  certo  punto,  proprio  all’inizio  di  quell’anno  Picasso

           sentì il bisogno di lavorare con le forme tangibili della realtà: il bisogno
           di  scolpire.  Allo  stesso  tempo,  l’introduzione  nei  dipinti  di  lettere  e
           slogan  in  quanto  nudi  fatti  reali  aprì  la  strada  ad  altri  fatti  reali:  in

           particolare, l’applicazione con la colla di materiali diversi con le loro
           forme stampate, le loro testure, le loro decorazioni già pronte (ready-

           made),  che  segna  l’avvento  della  tecnica  del  collage.  Tali  sono  i
           caratteri di questa transizione, prodotta da una quantità di ragioni ed
           eventi, i più importanti tra i quali furono interiori.

              La comparsa della realtà – così diretta e inequivocabile – segnala la
           fine  dello  stile  pittorico  illusorio,  ermetico  e  anonimo  noto  come

           cubismo analitico, sviluppato da Picasso con Georges Braque nel corso
           di  un  anno  e  mezzo  di  contatto  intimo  al  punto  che  i  due  diventano

           l’uno  il  “doppio”  dell’altro  (ed  è  difficile,  infatti,  distinguere  le  loro
           opere del 1910-11). Questo nuovo orientamento si fonda su un’acuita

           percezione  sensoriale  del  mondo,  su  una  riconsiderazione  dei  suoi
           stimoli  esteriori:  la  varietà  dei  colori  e  la  ricchezza  delle  qualità
           materiali. Questa originale visione fu anche l’eco di un evento interiore

           capace  di  trasformare  la  percezione  e  il  pensiero,  l’eco  di  un  nuovo
           amore.

              Questa regola valeva già da un pezzo: l’amore apporta cambiamenti
           nell’arte di Picasso. È l’amore ciò che sottende l’apprezzamento delle

           testure al fine di produrre effetti contrastati; è l’amore, qui, la ragione
           della comparsa di colori più vivaci e gioiosi. Insieme alla donna il cui

           nome,  Eva,  non  poteva  non  avere,  per  lui,  un  significato  simbolico,
           Picasso comincia una nuova vita che introduce nella sua arte sfumature
           inedite.

              Nell’estate e nell’autunno del 1912, mentre abita con Eva nel paese
           di Sorgues-sur-l’Ouvèze, Picasso si ritrova letteralmente posseduto da

           un  unico  soggetto  ed  esegue  una  quindicina  di  dipinti  raffiguranti
           violini e chitarre. Si tratta di pittura lirica – intrisa delle emozioni che
           legano le forme di questi strumenti alle forme femminili – che aspira a

           creare  un’immagine  armoniosa  e  tangibile  a  partire  da  elementi
           formali,  ritmici,  testurali,  materiali,  pittorici  e  cromatici  diversi.

           Quest’arte abbraccia la differenza sensuale del mondo, e non è un caso
           che alcune di queste nature morte rechino l’iscrizione J’aime Eva.

              Natura morta con violino è una delle prime e più armoniose opere
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