Page 6 - Il Perugino
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ornata, oltre che narrativamente scorrevole e, grazie all'esempio
di Piero (che aveva lasciato nel 1459-1468 il Polittico di
Sant'Antonio), attenta all'integrazione tra architettura rigorosa e
personaggi.
Le prime esperienze artistiche umbre di Pietro Vannucci si
appoggiarono probabilmente a botteghe locali come quelle di
Bartolomeo Caporali e Fiorenzo di Lorenzo.
Ma fu solo a Firenze, dove forse si recò fin dagli anni 1467-
1468, che l'artista ebbe gli insegnamenti decisivi che
condizionarono le sue prime prove artistiche.
Nel 1469 un primo documento lo ricorda come di ritorno a Città
della Pieve per pagare la tassa del vino dopo la morte del padre.
Subito dopo dovette tornare a Firenze, dove, secondo la
testimonianza di Vasari, lavorò nella più importante fucina di
giovani talenti allora esistenti, la bottega di Andrea Verrocchio,
dove si praticava la pittura, la scultura e l'oreficeria.
Qui ebbe modo di lavorare fianco a fianco con giovani talenti
quali Leonardo da Vinci, Domenico Ghirlandaio, Lorenzo di
Credi, Filippino Lippi e, soprattutto il poco più che coetaneo
Botticelli, che l'Anonimo Magliabechiano (1540 circa) citò,
forse con troppa enfasi, come diretto maestro di Perugino.
La formazione artistica a Firenze allora si basava soprattutto
sull'esercizio del disegno dal vero, ritenuto un'attività
fondamentale a qualsiasi pratica artistica, che richiedeva
approfonditi studi anatomici, spesso con lo studio diretto di
cadaveri scorticati.
Per l'assidua attenzione agli aspetti grafici, la scuola fiorentina
dell'epoca era molto attenta alla linea di contorno, che veniva
leggermente marcata, come nelle opere dei fratelli Pollaiolo o di
Verrocchio stesso.
Nel 1472 l'apprendistato, che negli statuti delle arti dell'epoca
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