Page 241 - La passione di Artemisia
P. 241

«Tua madre te li intrecciava tra i capelli e te ne faceva collane. Sembravi

          una dea».
              «A te».
              «Vieni  qui».  Infilò  una  mano  nel  mantello  e  ne  trasse  fuori  un

          sacchettino,  che  mi  mise  tra  le  mani.  «L'ho  fatto  fare  apposta  per  te.
          Aprilo».
               Fui  presa  da  un'eccitazione  infantile.  Sciolsi  il  laccetto  e  ne  uscì  un
          medaglione di bronzo, a forma di trale, appeso a una lunga catenella d'oro.
              «Lo sai che cos'è?» mi domandò.

              «Qualche simbolo tratto dall'Iconologia?»
              «Valla a prendere. E' lì sul tavolo».
               Gli portai il libro e mi fece vedere la figura allegorica della Pittura - una

          bella donna con un pennello in una mano, una tavolozza nell'altra e attorno
          al collo una catena d'oro con una maschera teatrale.
              «La Pittura. Dopo tutto è una donna. Lo avevo dimenticato».
               Guardai  il  medaglione  e  poi  lui.  I  suoi  occhi  erano  pieni  d'amore.  «E'
          bellissima».

               Appoggiò le mani sulle ginocchia per alzarsi, la prese e sollevò la catena
          sopra la mia testa, infilandomela. «Ecco.
              Questo è il suo posto».

              «Non ho mai avuto un dono tanto importante», sussurrai.
               Crollò a terra nel salone, una mattina fredda e umida, con un fascio di
          schizzi in mano. Corsi da lui e lo tenni tra le braccia, appoggiandomelo in
          grembo. Sostenni la testa ciondolante con l'incavo del gomito, come nella
          Pietà di Michelangelo.

               Ebbe  un  sussulto  e  si  premette  la  mano  sul  petto.  La  voce  era  roca.
          «Artemisia».
              «Dove ti fa male?»

              «E' solo un fastidio di breve durata. Passerà».
               Mi  commosse  il  coraggio  di  quelle  parole.  E  l'orrore  di  morire  senza
          aver  avuto  il  mio  perdono.  La  sua  mano  afferrò  la  mia  e  nei  suoi  occhi
          bruciava una domanda che, persino ora, gli riusciva molto difficile tradurre
          in parole.

              «Sì», dissi. Sentii che nel mio petto si stava sciogliendo un nodo vecchio
          di  vent'anni  e  finalmente  compresi  che  quello  che  mio  padre  desiderava
          non era il perdono per sé, ma la guarigione per me.

               A quel punto parve lasciarsi andare. Non capii se il suo sguardo fosse
          rivolto a me o al soffitto. Prima che i suoi occhi si chiudessero, sperai che
          potesse riconoscere la sua figura della Pace, sopra di lui, morbida, leggera e
          luminosa,  che  reggeva  una  ghirlanda  di  foglie  d'ulivo  e  fluttuava  su  una
          nuvola.



                                                           241
   236   237   238   239   240   241   242   243   244   245   246