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ragione a Hervé Kempf: non c'è ambiguità, questo frammento è
chiaramente presentato come frammento del Boeing, anche se la paternità
di questa identificazione è stata attribuita ad Associated Press. Per quanto
riguarda l'editoriale, era del tutto categorico.
Ricordiamo la didascalia di Associated Press: "Un pezzo della carlinga
dell'aereo giace vicino all'eliporto sul lato ovest del Pentagono dopo
l'attacco terroristico di martedì 11 settembre 2001, ad Arlington in
Virginia. I frammenti dell'aereo sono stati scagliati al di là dell'autostrada
e i reparti sanitari dell'esercito si stanno mobilitando per portare
soccorso ai feriti".
Cosa emerge dalla dichiarazione di Hervé Kempf? Che non considerava
la fotografia un "elemento di prova" e che ha manifestato questo parere
durante una riunione di redazione. Ma, siccome "una redazione non è un
monolite", gli altri giornalisti, probabilmente più numerosi o superiori dal
punto di vista gerarchico, scelgono di pubblicare questa foto, senza
nessuna garanzia su ciò che rappresenta. Questa pubblicazione è
accompagnata da una didascalia e da un editoriale che mirano a far credere
al lettore che non ci sia nessun dubbio possibile sulla natura dei frammenti,
che essi appartengono sicuramente al Boeing 757-200 scomparso
dell'American Airlines. Ecco una concezione interessante riguardo
all'affidabilità dell'informazione in seno a un giornale.
La dichiarazione fatta da Hervé Kempf in televisione è molto dura nei
confronti del proprio giornale. Abbiamo intervistato il giornalista per
permettergli di esprimersi e di tornare su quell'episodio. Egli infatti ritiene
che questa foto rappresenti effettivamente un frammento del Boeing, ma
conferma, altresì, che si era opposto alla sua pubblicazione: "Avevo dei
problemi a utilizzare questa foto come prova. Per me, quello che conta è il
contesto: l'autore, le condizioni di elaborazione del documento, l'ambito
sociologico di questa elaborazione. [...] E in quel momento non avevamo
ancora potuto parlare con Mark Faram. Lo avevamo contattato tramite e-
mail e ci aveva semplicemente confermato di essere l'autore della
fotografia". Kempf espone la sua concezione metodologica del lavoro di
inchiesta: "Per me l'importante sono le testimonianze. Ho una formazione
da storico e nella storia la testimonianza è la cosa fondamentale".
Vedremo in seguito che anche l'analisi delle diverse testimonianze avrebbe
dovuto indurre a una maggiore circospezione. Intanto, sembra proprio che
Le Monde abbia dimostrato una fretta colpevole: pubblicare senza nessuna
Thierry Meyssan 9 2002 - Il Pentagate