Page 112 - Francesco tra i lupi
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per riconoscere nella realtà i segni del Signore e mettersi sulle sue tracce.
Benché abbia un programma, Francesco in realtà ignora l’approdo a cui perverrà. E mentre è impegnato in
uno sforzo enorme per rimodellare la Chiesa cattolica, non pretende di fissare la forma definitiva che
assumerà l’impresa. «Fare le cose piccole di ogni giorno con un cuore grande e aperto a Dio e agli altri...
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all’interno di grandi orizzonti», è la sua bussola .
A chi è convinto che cambiamenti e riforme possano avvenire rapidamente, Francesco oppone l’idea che
serve tempo per preparare un cambiamento autentico. È la dimensione necessaria per leggere i «segni dei
tempi», avrebbero detto i padri del concilio Vaticano II. «Ascoltando le cose che accadono, il sentire della
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gente, specialmente i poveri», sostiene Bergoglio .
Nasce da qui il senso di calma che lo accompagna mentre lavora senza pause – niente vacanze, niente
escursioni nella natura come Wojtyla o passeggiate regolari nei giardini vaticani come Ratzinger – per gettare
le basi di una Chiesa rinnovata. Francesco è arrivato al termine del primo anno di pontificato con il volto
segnato dalla fatica. A volte ha gli occhi gonfi dalla stanchezza e lo colgono momenti di debolezza. «Il lavoro è
molto, ma sono contento», ha confidato ad un conoscente argentino venuto a salutarlo. «Ricordatemi», ha
soggiunto. Per riguardarsi ha ridotto le messe mattutine con i fedeli a Santa Marta. Non celebra più di
mercoledì, sabato e domenica. Già a Buenos Aires, tuttavia, quando i vescovi ausiliari insistevano per fargli
prendere quindici giorni di riposo, lui ascoltava imbronciato e poi rispondeva coloritamente: «E adesso
perché non ve ne andate al diavolo?».
Francesco non ignora la clessidra invisibile posta accanto al suo seggio papale, ma lavora senza l’ossessione di
risultati immediati. La Chiesa del terzo millennio che ha in mente non è più monarchica ma ispirata alla
partecipazione. Una «armonia delle differenze». Il modello non è la piramide e neanche la sfera, dove tutto è
uniforme e non c’è diversità tra un punto e l’altro. Il suo modello, ha spiegato, è il «poliedro che riflette la
confluenza di tutte le parzialità, che in esso mantengono la loro originalità». Una configurazione che tutela
l’individualità di ciascuno e nella quale – così ama sottolineare – persino le «persone, che possono essere
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criticate per i loro errori, hanno qualcosa da apportare che non deve andare perduto» .
Non si può modificare la Chiesa da soli. Francesco non è isolato in termini di consenso: l’entusiasmo dei
fedeli nei suoi confronti è enorme – a livello planetario tocca l’87 per cento, in Europa il 90, in Italia arriva al
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99 –, ma il grande corpo dell’istituzione ecclesiastica lo ha lasciato finora come un generale che si sia spinto
molto avanti, oltre le linee, mentre l’esercito è fermo alle sue spalle.
Nessuna rivoluzione è indolore, ogni rivoluzione si scontra con opposizioni all’interno delle proprie fila.
Francesco assapora ogni giorno fatica e contrarietà nascoste. Ma continua come un «torrente inarrestabile»,
nota il cardinale Sandri, che si stupisce del suo slancio persino accresciuto rispetto ai tempi di Buenos Aires.
La sintonia straordinaria che si è creata tra lui e i fedeli rappresenta lo scudo del papa argentino contro le
critiche e i taciti sabotaggi in atto negli apparati ecclesiastici. «Questo pontificato darà molte sorprese», prevede
il cardinale Tauran, che annunciò l’elezione la famosa sera del 13 marzo. «Francesco ha molto coraggio e un
grande bagaglio spirituale».
Francesco sa che la Chiesa non può rimanere ferma, non può chiudersi in se stessa. Altrimenti, come
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ripete, «si ammala». Nella Chiesa ci sono strutture «antiche e caduche» da rinnovare, afferma apertamente .
Per questo il papa intende risvegliare nel cattolicesimo uno spirito di aggiornamento come quello del concilio.
C’è chi vuole imbrigliare il vento divino, che ha ispirato il Vaticano II e che continua a soffiare, ammonisce.
Francesco invoca spesso l’assistenza del soffio celeste nella sua impresa. Lo Spirito Santo spinge la Chiesa ad
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andare avanti, ma «questo dà fastidio», ha detto .
Nel segno del concilio Francesco inaugura il secondo anno di pontificato, celebrando la canonizzazione di
Giovanni XXIII – che ideò la grande assemblea destinata a mutare il volto della Chiesa – e di Giovanni Paolo
II, che non ebbe paura di annunciare la fede nell’era della secolarizzazione. Nel segno dell’ecumenismo
Francesco ha programmato l’incontro con i capi delle Chiese cristiane come momento culminante del suo
viaggio in Terrasanta.
Il pontefice, venuto dalla fine del mondo, è deciso ad andare avanti, trasformando il sinodo dei vescovi in
assemblea propositiva, valorizzando la collegialità tra papa ed episcopato. Per risvegliare l’atmosfera del
Vaticano II ha invitato i fedeli a pregare perché in vista del sinodo dell’ottobre 2014 lo Spirito Santo «illumini i