Page 8 - Riflessologia della memoria
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essere semplicemente una concentrazione di energia, in perenne mutamento, frutto dell'albero

      che  la  porta,  fonte  di  energia  per  altre  forme  di  energia,  destinata  in  breve  tempo  a
      trasformarsi.  La  mela  è  dunque  una  realtà  istantanea  che  perde  ogni  concretezza  oggettiva
      prolungando il periodo di osservazione. La mela è, per estremo, un'entità variabile in funzione
      del tempo.
         Se non fossimo in grado di guardare alla mela nei termini consueti, ben poco sapremmo di
      questo prezioso frutto. Non è, allora, il pensiero della mela altrettanto reale del frutto stesso?
      E il ricordo? Che cosa ne sarebbe delle cose che pensiamo di conoscere se non potessimo

      contare sulla memoria che abbiamo di esse? Tutto il nostro mondo si fonda sulla percezione e
      sul ricordo che noi abbiamo di esso e sulle conseguenti rappresentazioni interne che creiamo.
         La  realtà  diviene  reale  soltanto  nel  momento  in  cui  noi  le  attribuiamo  determinate
      caratteristiche e valori. In un certo qual modo, si crea nel momento stesso in cui l'uomo pone
      la sua attenzione su di essa.


        “L’uomo  è  indispensabile  al  compimento  della  creazione;  anzi  egli  è  addirittura  il

      secondo creatore del mondo, colui che solo ha dato al mondo un'esistenza obiettiva, senza
      la quale esso, non sentito, non visto, silenziosamente nutrendosi, dando nascita e morte,
      facendo  muovere  teste  per  centinaia  di  milioni  di  anni,  sarebbe  precipitato  nella
      profondissima notte del nonessere, verso una fine indistinta. La coscienza umana ha creato
      l'esistenza obiettiva e il significato, e così l'uomo ha trovato il suo posto indispensabile nel
      grande processo dell'essere”.



                                                                                         — CARL GUSTAV JUNG

      Questo pensiero di Jung è bellissimo e quanto mai pertinente, tanto che, dopo averlo incontrato
      leggendo i suoi illuminanti scritti, non abbiamo potuto fare a meno di porlo in evidenza. Ben

      più di quanto crediamo dipende dal nostro modo di vedere e di pensare, per questo motivo
      nella  vita  non  possiamo  affidarci  unicamente  ai  nostri  cinque  sensi  fisici,  ma  dobbiamo
      diventare coscienti della potenza del pensiero e delle possibilità di altri organi sensoriali in
      grado di percepire molto di più. Per trovare le risposte alle domande che ci siamo appena
      posti abbiamo bisogno di trascendere il piano strettamente fisico! Questo è l'unico modo per
      valicare l'ostacolo dei limiti umani, limiti che sono confini autoimposti inerenti la vita terrena.

      Noi tuttavia apparteniamo a una realtà molto più estesa... una forza infinita.
         Un uomo strettamente racchiuso nelle sue vesti materiali e con un atteggiamento rigidamente
      razionale è inevitabilmente limitato nel cogliere l'essenza metafisica della vita. Ma chiunque
      può  oltrepassare  questi  confini,  perché  racchiude  in  sé,  latente  o  assopita,  la  conoscenza
      universale, la forza creatrice, una scintilla divina. L'uomo, non dovrebbe mai dimenticarlo, è
      parte dell'infinita Forza creatrice e, a un livello profondo, conserva la memoria di questa sua
      essenza. Senza tale memoria inconscia, probabilmente, egli non sentirebbe neanche nascere in

      sé l'esigenza di porsi e trovare risposta a certe basilari domande esistenziali.
         Più  o  meno  sporadicamente  riaffiorano  alla  coscienza  barlumi  di  ricordo  e  gli  uomini
      formulano domande, nel tentativo di inseguire e recuperare le loro memorie ancestrali. Nel
      corso della ricerca si riscoprono territori meravigliosi, che erano rimasti avvolti dalla nebbia
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