Page 6 - Il grande dizionario della metamedicina
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Prefazione






     Ai miei amici lettori
     Alcuni di voi leggono i miei libri dal 1989, anno in cui mi sono lanciata, con tutta la mia inesperienza, nel mondo
     della  scrittura.  Da  allora,  quante  volte  vi  ho  sentito  dire  frasi  come:  «Questo  libro  è  la  mia  piccola  bibbia…»
     «Mentre leggevo sentivo che lei mi parlava…» «Con il suo libro sono guarita…» e così via…
     Alcuni  lettori  mi  hanno  particolarmente  colpito  con  le  loro  testimonianze.  Tra  questi,  uno  che  mi  aveva  scritto:
     «Leggiamo i suoi libri anche sotto le bombe…»
     Diversi  medici  e  infermieri  mi  hanno  confessato  di  aver  consigliato  i  miei  libri  ai  loro  pazienti;  altri  mi  hanno
     persino  confidato  di  utilizzare  il  mio  libro  al  pronto  soccorso.  La  vostra  fedeltà,  le  vostre  testimonianze,  la
     comprensione  dimostrata  quando  non  avevo  tempo  di  rispondere  alle  lettere  e  l’affetto  che  avvertivo  durante  le
     conferenze mi hanno incoraggiato a procedere lungo questo percorso di comunione che abbiamo creato tra di noi.
     L’avventura di questo libro è iniziata nel 1984. A quell’epoca lavoravo da anni nel dipartimento di microbiologia di
     un centro ospedaliero della periferia di Montréal. Parallelamente, seguivo corsi di formazione sull’animazione di
     gruppo presso il centro Écoute ton Corps di Montréal fondato da Lise Bourbeau, che è stata in un certo qual modo la
     mia mentore ed è rimasta poi mia amica.
     Nella primavera del 1984 era appena venuto a mancare il mio patrigno e mi ero iscritta a un seminario di crescita
     personale della durata di un giorno. Ero stata sul punto di annullarlo per rimanere assieme alla famiglia nella camera
     ardente, ma poiché ero stata accanto al mio patrigno per ore, accompagnandolo fino alla morte, sapevo di avergli
     detto  tutto  quello  che  la  sua  anima  aveva  bisogno  di  sentirsi  dire  e  scelsi  dunque  di  frequentare  il  seminario
     nonostante le parole colpevolizzanti di mia madre. In quel periodo facevo regolarmente sedute di fisioterapia per
     problemi alla schiena.
     Durante il seminario l’animatore mi chiese: «Che cosa porti sulla schiena?» Io ci portavo il mondo, a cominciare
     dalla mia famiglia e dagli amici. Dopo quella presa di coscienza, decisi: «Bene, ho capito: d’ora in avanti avrò il
     cuore grande come un autobus, ma al primo ‘STOP’, giù tutti».
     In seguito osservai che non avevo più male, e smisi le sedute di fisioterapia. Oggi mi è più chiara la causa di quei
     mal di schiena, ma in quel periodo della mia vita era stato importante rendermi conto che mi facevo carico di tutti i
     problemi dei miei cari. Quello fu l’inizio, il risveglio. Prendevo coscienza del legame esistente tra il sentito e la
     malattia.
     Ho sempre avuto l’indole della ricercatrice e non mi sono mai accontentata di ciò che mi veniva insegnato. Ero quel
     genere di bambina che chiede il perché del perché. Sfinivo di domande i miei professori, spazientendoli al punto da
     indurli a spedirmi in corridoio con il banco. E per fortuna, direi, perché dovevo averne davvero bisogno visto che è
     stato  proprio  lì,  seduta  al  mio  banco  in  corridoio,  che  è  iniziata  la  mia  avventura  sui  sentieri  non  battuti  della
     conoscenza. È allora che ho iniziato a essere un’autodidatta. Per me le cose dovevano avere un senso, una logica:
     che qualcuno un giorno le avesse dette o insegnate non significava che avesse necessariamente ragione. Mi rivedo
     durante l’ora di religione mentre dico al professore: «Lei ci dice che Dio è tutto, ma allora chi è il diavolo? Perché
     se il diavolo non è Dio, allora Dio non è tutto».
     Poveretti,  quanto  devo  averli  fatti  penare!  Quando  studiavo  microbiologia  e  mi  insegnavano  che  i  microbi  si
     generano  tramite  contaminazione,  di  nuovo  pensavo:  «Mi  va  benissimo  accettare  la  vostra  idea  secondo  cui  i
     microbi provengono da altri microbi, ma i primi, loro, come si sono contaminati?»
     La ricerca di una logica in ciò che mi veniva insegnato mi ha portato con il tempo a prendere le distanze da tutto
     quanto era dato per verità assoluta e a preferire l’esperienza, in modo tale da scoprire la mia verità, accettando
     anche che potesse essere diversa da quella di altre persone. Ed è così che, nell’agosto del 1984, ho voltato pagina e,
     dopo dieci anni di lavoro nell’ambito della microbiologia, mi sono avventurata nel mondo della crescita personale.
     Inizialmente avevo fatto quel passo per capire le cause delle mie varie malattie e per potermene liberare. Ma ben
     presto ho compreso che, aiutando gli altri, in realtà aiutavo me stessa. Perciò ho continuato.
     Nel 1986 ho aperto il mio primo centro di crescita personale a Montréal, il Centro di armonizzazione interiore il
     Risveglio Radioso, e ho proseguito le mie ricerche sulle cause psicosomatiche dei malesseri e delle malattie. Nel
     1989,  dopo  sei  anni  di  ricerche  e  migliaia  di  persone  ascoltate  nel  corso  dei  seminari  o  in  consulti  privati,  ho
     pubblicato  un  primo  libro  dal  titolo Participer  à  l’univers  sain  de  corps  et  d’Esprit.  Volevo  intitolarlo
     Autoguarirsi attraverso la Metamedicina, ma i miei amici di allora mi convinsero che con un simile titolo avrei
     limitato il numero di lettori potenzialmente interessati al libro. Si trattava di un volume di 263 pagine. Proseguii
     dunque  le  mie  ricerche  nel  settore  e  nel  1995  presentai Metamedicina.  La  guarigione  a  portata  di  mano,  che
     constava di oltre 500 pagine. Nel 2002, dopo diciannove anni di ricerche, ne presentai una nuova versione.
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