Page 217 - Il grande dizionario della metamedicina
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→ Strapparsi le sopracciglia:
     Mi agito quando non capisco oppure quando non so cosa fare?
     Ho la sensazione di avere ancora vicino un parente o un professore che nutre nei miei confronti delle aspettative
     per i risultati che posso ottenere?
     Per smettere converrebbe forse ritrovare il bambino che un tempo era in agitazione per rassicurarlo.
     SORDITÀ:diminuzione o assenza dell’udito. La sordità deriva molto spesso da un atteggiamento di chiusura verso ciò
     che non si vuole sentire. È possibile che non si vogliano sentire le critiche, le calunnie, le lamentele, le accuse e così
     via.  Ci  si  può  chiudere  per  non  lasciarsi  influenzare  o  sviare  in  qualcosa  che  si  è  deciso  di  fare,  oppure  per
     proteggersi dalla sofferenza o per non arrabbiarsi con chi esprime frasi colleriche nei nostri confronti. Ci si può
     chiudere anche per non sentire più la sofferenza di una persona, perché questo suscita in noi un senso di impotenza o
     di colpa.
     Nei confronti di chi o di che cosa mi sono chiuso?
     Può darsi che io non voglia sentire le critiche, le lamentele, la discordia, i diverbi, o magari la sofferenza degli
     altri perché ciò suscita in me un senso di impotenza o di colpa?

     È possibile anche che ci si chiuda all’amore per non soffrire più.
     Lisette ha iniziato a soffrire di sordità con il suo secondo matrimonio. Aveva atteso quell’uomo per anni, ma meno di
     un anno dopo l’unione tanto attesa, una sera in cui lui era molto arrabbiato con lei la picchiò. L’anima di Lisette ne
     rimase segnata in maniera indelebile. In seguito a quel fatto si chiuse a lui, pensando: «Non voglio mai più sentirmi
     dire ‘ti amo’ se poi mi deve ferire così tanto». Malgrado i rimorsi e le promesse del marito di non picchiarla mai
     più, lei non gli aprì mai più il suo cuore.
     Henri soffre di sordità all’orecchio sinistro. Gli chiedo cosa si rifiuta di sentire. Mi dice che già da neonato soffriva
     di otiti. Credeva che un neonato fosse incapace di provare collera. Sua madre desiderava tanto una bambina prima
     che lui nascesse. Quando arrivò lui, rimase delusa e per anni andò ripetendo che avrebbe voluto avere una bambina
     ma che invece metteva al mondo solo maschi. Ogni volta che la madre ripeteva come le sarebbe piaciuto avere una
     femmina, in Henri si riaccendeva il senso di colpa di essere vivo. Era questo che non voleva sentire.
     C’è poi il caso di sordità di Lizon, che ha sei anni e una sorellina di tre, Sophie. Un pomeriggio d’estate, mentre è
     seduta a tavola con la madre, sente lo stridio di una frenata seguito dal rumore di uno scontro. La madre guarda dalla
     finestra  e  lancia  un  grido  disperato.  Sophie  era  stata  investita  da  un’auto  ed  era  morta  sul  colpo.  La  madre  era
     inconsolabile. Quel dolore l’aveva in seguito portata ad avere una depressione dopo l’altra, forse a causa del senso
     di  colpa  di  non  aver  sorvegliato  la  piccola  da  vicino.  Dentro  di  sé  Lizon  pensava:  «Sarei  dovuta  morire  io,  la
     mamma amava così tanto Sophie». Ogni volta che sente la madre piangere Lizon rivive il senso di colpa di essere
     viva. E questa è la sofferenza che non vuole più sentire.
     Un’anziana signora colpita da sordità diceva: «Ne ho sentite abbastanza».La sua sordità era un modo di chiudersi a
     quello che le aveva fatto male o che l’aveva delusa. Preferiva non sentire più nulla.
     SPALLE:rappresentano  la  nostra  capacità  di  portare  o  sostenere  dei  pesi .  Quando  abbiamo male  alle  spalle,
     dobbiamo  individuare  cos’è  che  ci  sembra troppo  pesante  da  sostenere.  Può  darsi  che  ci  si  imponga  un
     sovraccarico di lavoro per rispettare le scadenze fissate, o per essere amati e ottenere riconoscimento.
     Alcuni  hanno  registrato  nella  loro  memoria  emozionale  l’idea  che, per  essere  amati,  devono  assumersi  molte
     responsabilità. È spesso il caso dei primogeniti. Talvolta siamo portati ad assumerci la responsabilità della felicità
     altrui e a sentirci così impotenti di fronte alla loro sofferenza da volerli portare sulle nostre spalle.
     Una donna di sessant’anni aveva molto male alle spalle. Poiché aveva un seno molto grosso, il medico che la visitò
     ritenne che dipendesse dal peso di questo che, attraverso le spalline del reggiseno, esercitava una forte pressione. Le
     suggerì una mammoplastica per ridurne il volume. Uno dei suoi colleghi, che aveva seguito i miei seminari, si offrì
     di ricevere la paziente alla visita successiva. Quando la accolse, le disse con gentilezza: «Non è che ha troppi pesi
     sulle spalle in questo momento?» La paziente si mise a piangere. Aveva intuito bene. La donna si occupava della
     figlia,  del  genero  e  dei  loro  bambini. Attingeva  alle  sue  magre  economie  per  dar  da  mangiare  alla  sua  piccola
     famiglia, e non aveva più spazio per se stessa. La situazione era diventata troppo pesante da sopportare, ma non
     sapeva come uscirne. La soluzione invece era semplice: bastava parlarne con sua figlia e suo genero per trovare una
     soluzione di comune accordo. Ciò che fece in seguito.
     Un dentista (destrimane) aveva molto dolore alla spalla destra. Aveva subito un processo perché era stato accusato
     da uno dei suoi pazienti di avergli praticato cure non necessarie. Questo gli era costato molto in spese legali e aveva
     anche  rischiato  di  perdere  il  diritto  di  esercitare.  Aveva  vinto  la  causa  e  si  era  attrezzato  con  apparecchi
     all’avanguardia  per  dimostrare  ai  pazienti  i  motivi  dei  suoi  interventi.  Tuttavia,  le  nuove  apparecchiature  non
     l’avevano liberato dalla paura che l’episodio potesse ripetersi. Ed era questo ciò che gli pesava così tanto sulle
     spalle.
     Che cosa mi risulta troppo pesante da sostenere?
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