Page 210 - Il grande dizionario della metamedicina
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Può darsi che io mi sia indurita nell’affetto verso i figli o i miei famigliari per proteggermi dalla sofferenza?
     → Produzione di latte al di fuori del periodo dell’allattamento: vedi Ipofisi.
     → Ptosi mammaria o seni cadenti:
     È possibile che non mi senta all’altezza del mio ruolo di madre perché prendo troppo a cuore quello che vivono i
     miei figli?
     Penso di mancare di fermezza nei confronti dei figli?
     Mi dico: «Non ho abbastanza polso con i miei figli, fanno tutto quello che vogliono e non riesco a farmi ubbidire
     da loro?»
     → Smagliature al seno dopo la gravidanza: vedi Smagliature.
     Ero pronta per quella gravidanza?
     Sono rimasta delusa perché il mio partner non mi ha dato il sostegno che mi aspettavo durante la gravidanza o
     alla nascita di nostro figlio?
     → Cancro del seno o tumori maligni: vedi anche Tumore.
     Adenocarcinoma:  tumore  di  una  ghiandola  o  di  un  tessuto  ghiandolare  che  si  forma  nello  strato  epiteliale  che
     riveste le pareti di un organo; da qui la doppia composizione del nome, «adeno», che indica un tessuto ghiandolare, e
     «carcinoma» che fa riferimento al tessuto epiteliale o «epitelio».
     Questo  tumore  è  attinente  sia  alle  persone  di  cui  ci  si  prende  cura  sia  alle  relazioni  intrattenute  con  loro.  Un
     adenocarcinoma  rappresenta  dunque shock,  sconvolgimenti  e  sensi  di  colpa  nei  confronti  di  coloro  di  cui  ci  si
     occupa. Può inoltre rivelare un grande bisogno che gli altri si prendano cura di noi.Attraverso questo cancro si può
     voler dire: «Non vedete che soffro? Non vedete che ho bisogno anch’io di qualcuno che si occupi di me?» Vedi la
     storia di Mauricia nella Prefazione.
     Alcuni esempi: Léonie possiede uno chalet nei dintorni di uno splendido lago. Durante il periodo estivo è solita
     ospitare la nipotina. Questa le chiede se può trascorrere una settimana da lei portando una sua compagna. Léonie
     accetta con gioia.
     Le due ragazze si divertono ad andare su e giù per il lago con il gommone. Un pomeriggio, uno yacht guidato ad alta
     velocità da un ragazzo spericolato sbanda e colpisce in pieno l’imbarcazione delle due ragazze. Julie, la nipote di
     Léonie, se la cava per un pelo, ma la sua amica muore sul colpo. Per Léonie è uno shock enorme di cui si sente
     responsabile. Si dice infatti: «Non avrei dovuto lasciarle andare sole sul lago!» Sei mesi dopo l’incidente Léonie
     scopre di avere una massa nel seno: si tratta di un adenocarcinoma.
     Agnès è il motivo del matrimonio dei suoi genitori. Sua madre Gilberte, che non è felice in quella relazione, gliene
     attribuisce la colpa: «Se non fossi stata incinta di te non avrei mai sposato quell’uomo». Diventata adulta, Agnès si
     ritrova incinta senza essere sposata, proprio come sua madre. Si dice allora: «Non farò come mia madre, non darò la
     colpa di questa gravidanza al mio bambino». Sceglie dunque di non sposarsi e di allevare la figlia da sola. Diventata
     a sua volta adulta, la figlia le rimprovera di aver fatto una scelta che l’ha privata di un padre e arriva al punto di
     esigere  da  lei  i  soldi  che  avrebbe  potuto  ricevere  dal  padre  se Agnès  avesse  accettato  di  fargli  riconoscere  la
     paternità. Questa storia la sconvolge profondamente. I rimproveri della figlia che adorava e per cui si era tanto
     prodigata erano come pugnalate. Pochi mesi dopo, Gilberte scopre di avere una massa nel seno: adenocarcinoma
     mammario.
     Diane è destrimane e ha un adenocarcinoma al seno sinistro. Il cancro ha avuto inizio verso la fine del periodo di
     allattamento del secondo figlio. Quando viene da me ha già subito una mastectomia totale del seno con sedute di
     chemioterapia.  Ora  le  viene  prospettata  la  radioterapia  ai  linfonodi  ascellari.  La  donna  sceglie  di  cercare  di
     comprendere la causa del suo tumore. In terapia mi parla del rapporto con la suocera molto invadente. Questa ha un
     solo figlio e i due nipotini, che sono tutta la sua vita. Quando uno di loro si ammala lei si precipita e se ne occupa
     come se Diane fosse un’incapace. Si prodiga in manifestazioni d’affetto, risponde a ogni loro desiderio e fa loro
     molti regali, facendo sì che questi non diano più ascolto alla madre, si rifiutino di mangiare e vogliano solo la nonna.
     La situazione diventa insopportabile per Diane, che cerca di parlarne al marito, ma lui non capisce quale sia il
     problema: «I miei genitori sono vecchi, sono soli, hanno solo noi e i loro nipotini. Come faccio a dirgli di non venire
     più a casa nostra?»
     Diane si sente del tutto incompresa e per nulla appoggiata dal marito. Nel corso della sua malattia le accade di
     pensare: «Farebbe comodo a tutti se morissi…»
     Le chiedo: «Diane, hai forse la sensazione che tua suocera ti ha portato via i figli?» Lei scoppia a piangere. Ecco
     dov’era il dolore, lo provava ma non sapeva come esprimerlo. La suocera non era consapevole di quello che le
     stava facendo: era convinta di agire solo per il bene dei nipotini e non si rendeva conto di quello che provava la
     nuora. Diane doveva smettere di aspettarsi l’approvazione degli altri per far rispettare il suo ruolo di madre. Ora
     che era consapevole di quello che le faceva male, era in grado di verbalizzarlo in modo che il marito potesse capirla
     e la suocera le lasciasse il suo ruolo di madre, ricordando magari anche ai figli di fare altrettanto.
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