Page 5 - Potere criminale
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Prefazione














           La storia di Cosa Nostra coincide con la storia d’Italia. Certo, la storia della mafia non spiega tutta la
           storia  italiana,  ma  serve  a  comprenderne  alcuni  aspetti  cruciali.  E  infatti  non  è  un  caso  che  il
          dibattito sulla mafia siciliana sia nato nel momento in cui la nazione assumeva la sua forma attuale,
           continuando a segnarne per sempre gli snodi nevralgici.

            All’indomani  dell’unificazione,  l’Italia  scoprì  la  mafia.  Ma  in  realtà,  la  mafia  si  rivelò  alla  stessa
           Sicilia,  che  l’aveva  vista  nascere  e  crescere,  sia  pure  senza  riuscire  a  darle  nome  né  identità,  fin
           quando non si trovò costretta a confrontarsi con altri modelli di convivenza civile, con altri istituti
           giuridici, con altre norme sociali.
            Paradossalmente, l’aspetto criminale costituì da subito il profilo più cupo e drammatico, gravido di
           ambiguità, con il quale la Sicilia e l’intero Mezzogiorno si affacciarono sul palcoscenico nazionale,

          finendo per condizionare le vicende politiche italiane.
            Investigatori, magistrati e osservatori sono concordi nel dire che oggi Cosa Nostra attraversa uno
          dei periodi di maggiore indebolimento della sua storia lunga più di centocinquant’anni: capi mafiosi
          in carcere, condanne esemplari, confische di beni, crisi di vocazioni. È possibile che Cosa Nostra si
           stia  avviando  verso  il  suo  crepuscalo,  d’altra  parte  Giovanni  Falcone  prevedeva  che  prima  o  poi,
           come  tutti  i  fenomeni  umani,  la  mafia  avrebbe  avuto  fine.  Ma  nel  momento  in  cui  altre
           organizzazioni  criminali  –  camorra  napoletana,  ’ndrangheta  calabrese,  mafie  straniere  –  prendono

           vigore e conquistano allarmati titoli sui giornali, è probabile che Cosa Nostra si stia preparando a
           cambiare ancora una volta faccia, metodi e strategie, per sopravvivere ai tempi nuovi.
            In  ogni  caso,  è  proprio  questo  il  momento  per  provare  a  delineare  un  quadro  compiuto  del
           fenomeno.  Opera  apparentemente  semplice,  vista  la  gran  mole  di  informazioni,  studi,  analisi,
           indagini che da un secolo e mezzo riempie gli scaffali delle biblioteche e gli archivi dei tribunali.

           Eppure, la fatica sta proprio nel sapersi districare tra interpretazioni falsate, luoghi comuni, formule
           consunte. La storia della mafia è disseminata di false piste: non soltanto investigative, ma soprattutto
           culturali. Alcune frutto di teorie troppo rigide, di distrazioni sociologiche, di schemi precostruiti;
           altre,  invece,  elaborate  ad  arte  dalla  mafia  stessa,  che  ha  saputo  costruire  la  propria  mitologia,
           inventando immagine, tradizioni e mistificazioni.
            Per  muoversi  dentro  questo  labirinto,  era  necessario  rivolgersi  a  uno  studioso  capace  di  avere
           sguardo lucido e mente sgombra: il mio incontro con Salvatore Lupo, uno dei pochi storici che ha

           scelto un approccio scientifico alle cose di mafia, è diventato un confronto forte di idee, non sempre
          tra noi coincidenti, ma in grado di produrre stimoli, sollecitazioni e considerazioni che rompono
           schemi consolidati e offrono una lettura inedita della storia della mafia.
            La storia della mafia non è la storia dell’Italia, appunto. Ma dentro la storia di Cosa Nostra, c’è
          molto dell’Italia: c’è la storia dell’antimafia, ad esempio. Con i suoi esempi più luminosi, ma anche
          con i suoi errori. Attraverso la storia della mafia è possibile leggere, in filigrana, l’attualità con le sue

           pagine oscure, i suoi vizi e i suoi meriti, riuscendo a trovare un codice per decifrare alcuni di quelli
           che chiamiamo i «misteri d’Italia», ancora oggi al centro del dibattito nazionale.



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